Anche allora si ritrovò in un club fallito. E nel Lecchese c'è il suo ristorante sponsor dei gialloblù

Anche allora si ritrovò in un club fallito. E nel Lecchese c'è il suo ristorante sponsor dei gialloblù

Una mattina chiamano Donadoni: vieni, ci sono i soldi.

Non se lo fa dire un'altra volta, va in sede e trova solo due dirigenti all'oscuro di tutto: «Scusi, ma noi non ne sappiamo niente». Ma non sono mai state queste le cose che hanno spaventato Roberto Donadoni. Lecco in C1, stagione 2001/2002, provincia dal 1998, 50mila abitanti e il più basso tasso di disoccupazione d'Italia, 1,36 per cento, industrie piccole e medie che spuntano ad ogni incrocio ma i ricchi della città non si sono mai visti, nè prima, durante o dopo. Quando arriva il Dona ormai si gioca a carte scoperte, il Lecco se lo sono mangiato pezzo per pezzo, c'è passato Franco Cimminelli che alla presidenza del Torino aveva speso addirittura 14 miliardi per prendere l'uruguaiano Franco Ramallo dal Penarol, con lui Attilio Romero, poi anche Riccardo Calleri, figlio dell'ex presidente di Lazio e Torino. Anche in panchina è un bel giro, prima c'è Carletto Muraro fatto fuori senza troppi inchini, poi Bruno Giordano esonerato dopo un mese, in piazza Garibaldi arriva Donadoni e il Lecco riprende a galleggiare. Non male se ci fossero almeno due soldi. Tempo cinque mesi e il Dona viene esonerato, il motivo? Non lo pagano. Lui chiede lo stipendio, i calciatori chiedono lo stipendio, ma lo stipendio non arriva per nessuno. Donadoni e la squadra fanno corpo unico, non firmano la liberatoria, o i soldi o non si gioca. Non potendo liberarsi di tutti, la società si libera dell'allenatore. Tempo due mesi esonerano Scanziani e lo richiamano. E lui ci torna con più entusiasmo di prima. La squadra si salva ma la Covisoc la condanna, c'è un buco di 17 miliardi e il Lecco ha gli ingaggi più alti di tutta la C1. La vicenda ha addirittura contorni grotteschi come un pullman nuovo di zecca con tanto di livrea Ac Lecco che porta la squadra in albergo. Pullman noleggiato per un solo giorno, chiamano alcuni tifosi che lo vedono sfrecciare con a bordo mamme e figli in gita scolastica, mentre il conto in albergo è scoperto. Il Dona salva il Lecco, la Covisoc lo manda in Eccellenza a fare i derby con l'Olgiatese. Lecco la chiamavano la godereccia per quel benessere e quella puzza sotto il naso dei suoi abitanti. Al Dona non dava fastidio, era lì per allenare, il suo primo incarico, ed era finito alla grande, squadra fallita e salva.

Neanche quindici anni dopo Donadoni ancora in mezzo e con uno zampino lecchese nella vittoria di sabato contro la Juventus. La stellata nuova Trattoria Dac e Trà di Castello Brianza nel lecchese ha portato fortuna al Parma, è quella di Donadoni e dell'allenatore in seconda del Milan Tassotti, e campeggia sul retro delle casacche ducali. Una sponsorizzazione regolare fino in fondo, naturalmente a pagamento: « Ringrazio tutti - fa il Dona -. D'altronde chiunque può dare una mano a questa squadra è ben accetto. Qualunque forma di finanziamento è un tesoro».

Il Dona va avanti e gli dà perfino fastidio che esaltino le sue performance, le gira alla squadra: «Qui tutti cercano di rifarsi una vita». Passano le stagioni e non solo continua a lavorare senza stipendio ma s'incarica di farlo trovare almeno agli altri sponsorizzando il suo stesso club sull'orlo del fallimento economico e sportivo.

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