Anche la Kostner lancia la scuola della Ciccia per le stelle del ghiaccio

Il suo sorriso non si offusca nemmeno quando, ancora oggi, le storpiano il cognome. «Si figuri che la Parietti mi chiamava "Adipe"». E lei, Matilde Ciccia, continuava, inflessibile, a darle «un bel due secco» sui pattini in Tv. Una lamina sul viso: Ciccia è una testa dura e ci vuole altro per incidere la sua scorza calabrese. Ora la campionessa di pattinaggio anni Settanta è pronta ad una nuova sfida e da lunedì tornerà in pista ad insegnare, chiamata dalla federazione a risollevare le sorti del vivaio Italia. Partendo da Padova, dalla scuola Plebiscito dove, fra hockey, danza ed artistico, si vorrebbe far partire il format dei campioni del futuro.

Ciccia, classe 1952, è già in pista: 10 titoli italiani, quinta ai Mondiali '75 in coppia con Lamberto Cesarani, sesta alle Olimpiadi di Innsbruck l'anno dopo. Poi, il ritiro. «Ma quale ritiro! - precisa lei - Fui abbandonata dal mio partner che mi aveva avvisato "Dopo i Giochi, io smetto", ma mancavano 2 settimane ai successivi Mondiali e noi eravamo da medaglia». Mollata ad un passo dal podio: «Lui aveva la sua vita, ormai pattinava per dovere». Allora anche lei comincia una nuova vita. Un disco, due film, un libro, la scuola a Milano fino al 1992, poi ancora Tv e quelle "Notti sul ghiaccio" su Rai uno, a metà degli anni 2000. «Mi sono divertita tanto, anche se oggi i reality che trasformano lo sport in una sorta di circo, non so quanto facciano bene». E allora, meglio la scuola. Con lei a Padova a tagliare il nastro sarà anche Carolina Kostner: «Una campionessa che ha vinto tutte le sue debolezze passate. Oggi? Un donna "fregata" da un uomo che amava».

La Ciccia vuole che gli ex atleti che si rivelano bravi tecnici possano lavorare in Italia. «Quanti dei nostri sono all'estero? Così il vivaio non cresce e i singoli talenti devono studiare fuori, come Carolina». Per lei i migliori di sempre nella danza restano gli inglesi Jayne Torvill e Christopher Dean con il loro "Bolero" d'oro a Sarajevo 1984.

«Il ritiro di Plushenko ai Giochi? Come poteva fare? Io mi allenavo 8 ore al giorno sette giorni. Quando il corpo cede, cede». L'Italia oltre Carolina? «Bene Cappellini e Lanotte, coraggiosa la Marchei a provare un finale di carriera in coppia». Il futuro intanto riparte da Padova.

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