nostro inviato a Wimbledon
A un certo punto sulle tribune del centrale di Wimbledon è serpeggiato un sospetto: John Isner lo fa apposta. Va bene avere il nome immortalato per sempre all'ingresso del campo 18, quello in cui batté il francese Mahut 70-68 al quinto set nel 2010 in una partita durata 11 ore e 5 minuti spalmati in tre giorni, viste le interruzioni per oscurità. Però a tutto c'è un limite: se una partita di tennis diventa un mero conteggio statistico, allora qualcosa non quadra. Soprattutto se si tratta della semifinale del torneo più famoso del mondo.
Che Isner-Anderson non fosse la partita (tecnicamente) dei sogni lo si sapeva fin dall'inizio, tant'è che gli organizzatori l'avevano messa in programma prima di Nadal-Djokovic per apparecchiare la grande attesa. E si sapeva anche che oltre il servizio si sarebbe visto poco di più, qualche scambio e via, colpi ad effetto da contare sulle dita di una mano. Solo che quasi sei ore dopo le 13, ora d'inizio di Londra (con Rafa e Nole ancora negli spogliatoi a riscaldarsi, probabilmente liquefatti), le uniche cose a muoversi dall'incertezza in campo erano le pagine dei libri di statistica. Per esempio: alle 18.55, quando finalmente sul 17 pari Anderson si trova ad avere due palle break che sembrano decisive, Isner infila i due ace che lo portano a superare il record storico del torneo di Ivanisevic (212 nel 2001). E ne aggiungerà poi altri due. Bum e ribum vuol dire in pratica che i numeri travolgono l'emozione. Isner e Anderson, 33 e 32 anni (quando hanno iniziato la partita, la butta sul ridere qualcuno), 207 a 202 centimetri, sono questi: non è che li cambi in un pomeriggio di Wimbledon. È la stanchezza che fa la differenza, e alla fine farà anche un po' di spettacolo. Alle 19.19 - mentre compare sui social una foto di Djokovic che inganna il tempo giocando a biglie - Anderson affloscia in rete una possibile palla break e sugli spalti sale un brivido di disperazione. Isner gioca con una gamba sola, il rivale con quello che resta (e persino fa un colpo con la mano sinistra), il tennis diventa ping pong, i crampi una certezza. Alle 19.43 parte la ola: Anderson serve per il match, dài che è fatta.
E dopo 6 ore e 36 Kevin va infatti in finale nella partita più lunga di sempre giocata in un giorno solo. I due, sfiniti, si abbracciano. Tutti gli altri, anche.Semifinale uomini. Anderson b. Isner 7-6, 6-7, 6-7, 6-4, 26-24. Oggi finale donne S.Williams-Kerber (h15)
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