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Un anno senza Balotelli. Tra Belotti e Verratti è un'Italia a due facce

Il granata dopo la doppietta reclama il "9". Il giocatore del Psg come al solito sopra le righe

Un anno senza Balotelli. Tra Belotti e Verratti è un'Italia a due facce

È un'Italia che viaggia con la quinta inserita: quindici sono i punti già in cascina nelle qualificazioni europee con la possibilità di chiudere virtualmente il conto domani in Finlandia contro l'unica nazionale (12 il suo score al giro di boa) rimasta in scia degli azzurri. Se anche giocando male arrivano i 3 punti, significa che il girone non è così terribile.

Nella serata di Yerevan, durante la quale l'Italia di Mancini non si è espressa sui propri livelli abituali anche perché gli avversari hanno asfissiato le nostre fonti di gioco, la nota positiva è il Belotti ritrovato in azzurro. Il Gallo rialza la cresta e, al netto di un gol divorato, scrive un nuovo capitolo del rapporto con la Nazionale, bruscamente interrotto per quasi un anno da settembre 2018 a giugno 2019. Dopo un inizio con gol nell'avvio della nuova era, il feeling con Mancini ha faticato a scattare: un quarto d'ora scarso a Lisbona con il Portogallo e poi stop con il ct che ha preferito un «tridentino» leggero e piedi nobili rispetto a quelli del centravanti granata che di suo ci ha messo un periodo nero nel quale il gol è diventato chimera anche con il proprio club. Due gare da titolare nelle ultime sei senza incidere, poi a Yerevan la seconda doppietta in azzurro dopo quella del novembre 2016 in Liechtenstein (l'Uefa gli ha assegnato il bis in Armenia nonostante l'involontaria ma netta deviazione del portiere). «Non voglio mollare la maglia numero nove, la sento sempre più mia. E non voglio fermarmi qui», così il Gallo dopo la gara con l'Armenia.

Nella quale sono emersi ancora una volta i limiti caratteriali di Marco Verratti. È al centro del modello tattico di Mancini, offre qualità a centrocampo, è un appoggio continuo a Jorginho ed è un elemento che sa creare superiorità numerica in fase offensiva. Ma quel giallo rimediato con l'Armenia (che gli farà saltare la Finlandia, ieri ha lasciato il gruppo azzurro). Il giocatore del Psg, guardato a vista dal neogiallorosso Mkhitaryan nel corso della gara, si è fatto coinvolgere nel parapiglia scoppiato nel primo tempo reagendo all'ennesimo fallo subìto dagli armeni. Verratti non è nuovo ai cartellini gialli (ricordate quello pesante nel match di andata dei playoff con la Svezia nel 2017 che gli fece saltare il secondo round?), anche nel campionato francese incorre di frequente nelle ammonizioni, ma in Armenia ha colpito la sua difficoltà nei contrasti a livello atletico.

Sullo sfondo di un'Italia che vola c'è sempre Balotelli, il «convitato di pietra» del gruppo di Mancini. Il ct in questi giorni è stato chiaro su Mario: «Spero che sia l'anno del suo rilancio, dipenderà da lui, se farà 25 gol, giocherà bene e andrà a pressare lavorando per la squadra, tutte cose che può ancora fare, credo che possa avere ancora delle possibilità». Il ritorno in Italia e l'ingaggio a Brescia, in pratica a casa sua, dovrebbe aiutarlo. «Mancini l'ho sentito per il compleanno, mi ha fatto gli auguri, il mio obiettivo è andare agli Europei, quando c'era la possibilità di venire a Brescia non ho pensato ad altro. Io posso dare molto», ha detto l'attaccante nel primo giorno con le Rondinelle.

L'impatto con la nuova squadra è stato positivo, il suo sacrificio in campo - seppure nelle amichevoli in attesa della fine della squalifica - c'è e si vede in campo. Oggi sarà un anno che Mario è lontano dalla Nazionale...

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