Si deve mangiare per vivere, non vivere per mangiare. Lo diceva Quintiliano, che forse non conosceva ristoranti da 100 euro. Poi c'è chi pensa sempre a quelli e son problemi. Antonio Conte deve avere un chiodo fisso, crede sempre di avere in tasca 10 euro e di dover mangiare in ristoranti da 100: storia che raccontava ai tempi della Juve, un po' meno a quelli del Chelsea. Quindi, secondo tradizione, ha cominciato il lamento al primo scricchiolio delle convinzione vincenti dell'Inter. Litania già ascoltata ai tempi bianconeri: mi mancano giocatori nella rosa, questi non bastano per arrivare all'obbiettivo, serve spendere di più, dobbiamo crescere e imparare dagli errori (ma l'Inter non ha un certo pedigrèe?). Ai tempi torinesi salutò la compagnia, ma gli toccò vedere la Juve andare in finale Champions e vincere una serie di scudetti. Oggi, all'Inter, è arrivato perlomeno all'aperitivo: la squadra è più sostanziosa rispetto a quella di Spalletti, tecnicamente forse leggermente inferiore.
Non si può dire che Suning abbia speso poco: il tecnico è stato accontentato nelle fisse (Lukaku e non solo), magari c'è stata qualche dimenticanza nei conti del centrocampo. Sono stati eliminati giocatori che infastidivano la quiete pubblica: vale l'accantonamento di Perisic e Icardi, un po' meno quello di Nainggolan che, a Cagliari, sta giocando buone partite da centrocampista ed è pagato per metà dall'Inter. Inter a peso quasi d'oro, che ha già speso per aperitivo e primo piatto: un centinaio di milioni (tra ingaggio e stipendio) per Lukaku non sono noccioline, nemmeno i 20 (incomprensibili) per Lazaro. Aggiungete la scommessa Sanchez, gli investimenti su Barella e Sensi, e il non indifferente stipendio del tecnico che, naturalmente, deve mostrare di essere lui un ristorante che meriti i 100 euro.
Ieri l'Inter ha annebbiato qualche speranza, un pari l'ha rimessa in scia alla Juve mentre era atteso il sorpasso: sarà un campionato da braccio di ferro, vinceranno qualità, nervi saldi e magari chi uscirà prima dalla Champions, però mettere un piede ancora avanti è sempre una sferzata di energia. Suning ha promesso altri rinforzi per gennaio: si parla di Vidal e Rakitic (in alternativa Matic), e magari di un attaccante che non costringa ad un uso smodato di Esposito. Ma affrontare una stagione senza quattro punte consolidate è sempre un errore: il tecnico conosce la lezione dai tempi della Juve.
Conte ha ammesso di aver visto il più brutto primo tempo della sua gestione, sarà inorridito davanti ad atteggiamento difensivo e svagatezze dei giocatori, può sventolare i gol di Lukaku nonostante la difficoltà ad esprimere la sua potenza fra i grovigli tattici delle difese italiane, si è tolto di dosso qualche colpa addossandola agli impegni ravvicinati di una stagione appena iniziata: sono solo 9 partite, più 3 di Champions e impegni con le nazionali.
Tutto nella norma del calcio moderno: i giocatori lavorano solo per quello. Inter magari un po' sfortunata con gli infortuni, ma in quel caso Conte dovrebbe fare un patto con il Diavolo: ovviamente non quello rossonero.
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