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Argento bis per Chicco. La "fuga" del talento per un altro capolavoro

Pellegrino si era aggregato al gruppo della Federazione russa guidata da un tedesco

Argento bis per Chicco. La "fuga" del talento per un altro capolavoro

Orgoglio, commozione, liberazione e gioia, tantissima gioia negli occhi di Federico Pellegrino che come quattro anni fa si prende l'argento nella sua gara prediletta, la sprint a tecnica libera (in Corea lo fece in quella classica), inchinandosi solo al dio del fondo: dopo la delusione nella 30 chilometri, Johannes Klaebo torna sul trono che già era stato suo a PyeongChang. La sfida fra i due migliori sprinter della storia si è conclusa ancora una volta a favore del norvegese, ma Pellegrino può andare fiero della sua gara. Anche se, parole sue, «appena passata l'emozione mi son messo a pensare come avrei potuto batterlo, perché oggi non era imbattibile».

La finale è stata una faccenda privata fra loro due, che si sono marcati a vicenda e sembravano anche essersi messi d'accordo sul look, con quel passamontagna sopra il cappellino per tenere il collo e la nuca caldi nel gelo di Zhangjiakou, per una volta (si spera non l'unica fino alla fine dei Giochi) risparmiata dal vento. Già nei quarti e in semifinale, Chicco aveva dimostrato di esserci. In scioltezza, si era studiato le curve e le pendenze della pista, le linee migliori da sfruttare nei momenti cruciali della gara, quando l'avversario da battere sarebbe stato uno e solo uno, il bello, alto, potente e vincente Johannes. Anche in finale non ha sbagliato nulla, ha però dovuto arrendersi negli ultimi metri al cambio di passo del rivale, che con la sua ampia falcata lo ha staccato quel che basta per lasciarlo dietro. Ma non ci sono rimpianti, solo orgoglio per Pellegrino, che in primavera ha fatto una scelta coraggiosa aggregandosi al gruppo di lavoro gestito dalla federazione russa e guidato da Markus Kramer.

Fra i tanti abbracci che Chicco ha distribuito in zona d'arrivo, quello con il tecnico tedesco, un omone largo il doppio di lui, è stato davvero speciale, quasi commovente per quegli sguardi di gratitudine reciproca che valgono più di mille parole. «Ho fatto una scelta azzardata, che solo in questo momento può essere giustificata e mi rende orgoglioso del fatto che da un'idea, un'attitudine insita dentro di me, sia arrivato un altro grande risultato. Oggi tatticamente e tecnicamente ero il miglior Pellegrino. Negli ultimi anni mi sono cullato in un sogno che si è trasformato in obiettivo: arrivare qui e dare il mio meglio. E che il mio meglio qui, anche oggi così come tante altre volte, abbia voluto dire podio e quindi medaglia olimpica è qualcosa d'incredibile». All'arrivo, ad aspettarlo dopo aver chiuso nei quarti di finale la sua fatica, c'era anche la moglie Greta Laurent, che Chicco ha stritolato quasi. Anche lei, anzi soprattutto lei, ha avuto un ruolo fondamentale nella carriera di questo talento valdostano pignolo e puntiglioso, professionista fino al midollo che senza falsa modestia si dice bravo da solo: «Ho avuto la fortuna e l'intelligenza di scegliere bene le mani nelle quali mettermi per dimostrare il mio valore».

E le medaglie per la Fisi diventano due, arrivano da due «Fede» valdostani con la testa dura che ancora una volta non hanno fallito nel momento che conta.

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