Arroganti e vincenti Il Sir e lo Special One si giocano il futuro

Arroganti e vincenti Il Sir e lo Special One si giocano il futuro

Un bell'ambientino quello di stasera al Bernabeu. Marca ha dato il benvenuto agli inglesi con un titolo che è un programma: «Il bad boy Rooney e i suoi cinquemila amici hooligans». Real Madrid-Manchester United (diretta tv su Italia1, SkySport1 e Premium Calcio) è il clasico più clasico del clasico, una sfida per cui si aspettano scommesse per oltre 23 milioni di euro, insomma c'è una fetta grandissima della storia del football europeo e mondiale, sono Spagna e Inghilterra, sono club che pesano sui conti e sui costi, è la partita di Rooney e di Cristiano Ronaldo ex diavolo rosso ma è innanzitutto l'incontro tra il dottor Josè Mourinho (laurea ad honorem in scienze motorie e umane all'Università di Lisbona) e sir Alex Ferguson. Dicono i bene informati che se c'è uno che potrebbe prendere il posto dello scozzese sulla panchina dello United questo è Mourinho. Due tipi sanguigni, uno con il chewing gum in bocca dalla nascita, l'altro con la lingua veloce e pronta a sferzare qualunque avversario, uno anima britannica totale, l'altro cittadino del mondo. Mourinho vinse la sua prima champions con il Porto andando a pareggiare proprio all'Old Trafford negli ottavi di finale e correndo lungo la linea laterale festeggiando come lui sa fare. Fu l'inizio di una marcia trionfale che condusse il Porto a vincere il trofeo e Mourinho a viaggiare verso l'Inghilterra, al Chelsea. Stasera l'aria è diversa. La storia di Mou con il Real sembra finita, esaurita la spinta emotiva, il titolo vinto lo scorso anno sul Barcellona di Guardiola è stato già dimenticato e quest'anno le cose nella Liga vanno malissimo. Mourinho sa che una eventuale vittoria sul Manchester United, con relativa eliminazione degli inglesi, sarebbe per lui un motivo di vendetta doppio: con gli spagnoli che non lo sopportano e con gli inglesi che invece ne sognano il ritorno sull'isola della regina. Sir Ferguson, di contro, non cambia né la gomma americana né il suo stile che sembra ispirato al fair play ma è perfido e cinico fino all'esasperazione. A 71 anni vive di rendita con il football e i cavalli, ha vinto due coppe dei campioni, due coppe delle coppe, due supercoppe Uefa, una intercontinentale e una coppa del mondo per club. Ho rifatto l'ennesimo elenco perché Josè Mourinho, con la solita astuzia, ogni tanto ricorda che lui, in un periodo meno lungo di carriera e di tempo (il portoghese ha ventuno anni in meno dello scozzese) ha già vinto lo stesso numero di champions e avrebbe una voglia matta di andare al triplete, cosa che non è riuscita a nessun altro allenatore. Piccole malignità tra uomini di football, superbi, arroganti, antipatici il giusto ma vincenti. Mourinho e Ferguson appartengono alla razza padrona, ricchi professionisti, amati e odiati al tempo stesso. Di certo lo scozzese è il simbolo di Manchester e di un football britannico che è ancora alla ricerca del tempo perduto con la nazionale.

Josè Mourinho è il chiaro oggetto di desiderio di qualunque club al mondo, si contano vedove a Porto, Londra e Milano, si preparano invece le nacchere a Madrid, per il popolo di Spagna, quello del Real poi, è difficile sopportare un portoghese vincente. Stasera, comunque, tutti a lezione di calcio. Quello vero.

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