Giro d'Italia

Aru, un assolo da campione Per un giorno stacca Contador

Il sardo vince in salita a Cervinia e torna secondo a 4'37'': "Sul Mortirolo potevo crollare, ma ho saputo tenere duro..."

Aru, un assolo da campione Per un giorno stacca Contador

CerviniaTra due giorni sarà a casa, ma lui ci sarebbe tornato volentieri già una settimana fa. Fabio Aru grida la propria gioia, mista a incredulità. Una vittoria di tappa in un Giro della sofferenza, nel quale ha sempre pedalato nel dolore, cercando in qualche modo di recuperare e nascondere il proprio disagio. La vittoria di Fabio Aru a Cervinia non è un'impresa, ma in ogni caso ha qualcosa di eccezionale: per come è nata ed è stata costruita. «Ad un certo punto mi dice: Paolo, fai la tua corsa - racconta Tiralongo, compagno di allenamenti e di camera con le lacrime agli occhi -. Io lo mando a quel paese: “Stai pedalando benissimo, provaci!"».

Mai mollare, mai smettere di pensare positivo. Un ritornello che lo stesso Beppe Martinelli, tecnico dell'Astana, gli ha ripetuto negli ultimi giorni. «Sono amareggiato per le critiche che abbiamo ricevuto per la nostra condotta di gara, ma nessuno sa veramente quello che abbiamo dovuto fare per convincere questo ragazzo di soli 24 anni a restare qui, e a provarci fino alla fine». E Aru finalmente può sorridere: «Nella mia vita sono sempre stato abituato a lottare, sapevo che prima o poi i risultati sarebbero arrivati. Sul Mortirolo ha rischiato di perdere 20 minuti, ma ho saputo resistere...».

Fabio vince in perfetta solitudine e bissa il successo di tappa di Montecampione, un anno fa. Dopo essere andato a riprendere il canadese Hesjedal, lo stacca di prepotenza quando al traguardo mancano poco più di 5 chilometri. Alle sue spalle il vincitore del Giro 2012 a 28", terzo a 1'10" il colombiano Rigoberto Uran. Dietro a 1'18" arrivano in quattro: Kangert, Kruijswijk, la maglia rosa Contador e Landa che sul podio del Giro si verde scavalcato proprio dal suo capitano.

Tappa lunga e massacrante, con un dislivello di oltre 4.800 metri. Il copione prevede una fuga, questa volta vanno via in nove: Betancur e Matteo Montaguti, Vasil Kiryienka e Nick van der Lijke, Giovanni Visconti e Diego Ulissi, Marek Rutkiewicz, Esteban Chaves e Pavel Kochetkov. Prima ora di corsa ad oltre 50 km/h. Dopo tre ore la media è superiore ai 45: si vola.

Le cose cambiano nella scalata a Saint-Barthélemy: quando manca un chilometro al Gpm e Visconti allunga. Tra salita e discesa, si rimescolano le carte e sul Saint-Pantaléon (Gpm 1ª categoria, circa 40 all'arrivo) i battistrada diventano cinque: Visconti, Rutkiewicz, Kiryienka, Chaves e Kochetkov. Lungo la salita al comando della corsa resta nuovamente da solo il siciliano, che sarà ripreso a 10 dall'arrivo, dopo quasi 200 km di fuga: si consolerà con la maglia azzurra del Gpm.

Poi il gran finale, con il duello tra Landa e Contador, Aru ed Hesjedal.

Per Fabio, che da dilettante su queste strade ha vinto due edizioni del Giro della Valle d'Aosta, è un po' come tornare a casa.

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