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Atlete intersex, Annett Negesa accusa la Iaaf: ''Sono stata ingannata''

L'ottocentista ugandese ha rivelato di essere stata indotta a un devastante intervento di asportazione delle gonadi per poter competere ancora tra le donne

Atlete intersex, Annett Negesa accusa la Iaaf: ''Sono stata ingannata''

''La sola possibilità di gareggiare ancora tra le donne era operarmi. Così inizia il mio incubo'', racconta Annett Negesa, l'atleta intersex costretta ad interrompere la sua carriera dopo l'operazione suggerita dalla Iaaf.

Annet era un talento del mezzofondo ugandese, con differenze dello sviluppo sessuale. Viene definita un'atleta Dsd, come la più celebre Caster Semenya cioè con un livello troppo alto di testosterone che, secondo i federali, le darebbe ingiusti vantaggi rispetto alle atlete ''normali''. Secondo le regole stabilite dall'Iaaf, ha dovuto ridurre i suoi livelli di testosterone per competere nella categoria femminile, dopo una consultazione con un medico che le ha fatto subire una gonadectomia per rimuovere i suoi testicoli interni nel 2012. Negesa in seguito ritiene che lo scopo dell'intervento chirurgico le sia stato travisato, essendo stato paragonato a un'iniezione.

Per sette anni Annet tiene l’incubo per sé, poi un’avvocata la convince ad aprirsi con la tv tedesca Ard. ''Il mio manager — racconta — mi disse che non sarei andata alle Olimpiadi di Londra: in giro dovevo raccontare di essere infortunata. Un medico federale aggiunse: ''È un problema con i tuoi ormoni, ma lo risolviamo''. Nel 2012 arriva la soluzione proposta dalla Iaaf, un invito ad effettuare un intervento delicato e rischioso: ''A chi vuole mantenere identità sessuale femminile, suggeriamo asportazione delle gonadi con vaginoplastica bilaterale e terapia estrogenica. Forse peggiorerà le prestazioni ma permetterà di continuare a gareggiare tra le donne''. Annett non viene indirizzata a una struttura europea ma al Women Fertily Center di Kempala, da cui esce incapace di reggersi in piedi e con una scatoletta di medicinali in mano, senza alcun piano terapeutico. Ogni tentativo di contattare i medici federali per avere aiuto, è vano. Avrà disturbi gravi e non riprenderà più la sua carriera di atleta.

La pubblicazione del reportage ha suscitato l’indignazione dell’Onu e convinto 25 atleti francesi a firmare una lettera aperta a Coe mentre la ministra dello Sport transalpino Maracineanu ha aperto un'inchiesta e chiede spiegazioni alla federazione. La Iaaf nega di aver indirizzato l’atleta all’operazione e minaccia azioni legali contro lei e contro i giornalisti ma intanto deve incassare le dimissioni di Steve Cornelius, che dirigeva il tribunale federale. ''Non voglio — spiega — rendermi complice di atti criminali''.

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