Tokyo 2020

"Attenzione alle sue scarpe". Continua il linciaggio contro Jacobs

Non è passato inosservato il modello della Nike indossato a Tokyo dal velocista azzurro, che consente di guadagnare fino ad otto centesimi di secondo

"Attenzione alle sue scarpe". Continua il linciaggio contro Jacobs

Non bastavano le accuse di doping, avanzate dalla stampa americana e britannica, adesso sotto i riflettori sono finite le scarpe di Marcell Jacobs, un modello della Nike che grazie ad una tecnologia rivoluzionaria diventano delle vere e proprie scarpe magiche.

Ebbene sì il trionfo di Marcell Jacobs deve essere rimasto indigesto alle nazioni avversarie tanto che ormai il velocista azzurro viene passato ai raggi X sotto tutti i punti di vista. A questo proposito non sono passate inosservate le Nike MaxFly, che Jacobs indossava a Tokyo. Scarpe che grazie a una tecnologia rivoluzionaria possono far guadagnare fino a 8 centesimi di secondo. Questo piccolo vantaggio non deve destare però alcuna preoccupazione, visto che il modello in questione sono state approvate dalle World Athletics (la federazione internazionale) lo scorso 7 maggio.

Premettendo che il successo di Jacobs è tutto frutto del suo lavoro, diventa interesse capire come funzionano queste scarpe magiche, tali da diventare delle vere e proprie ali. "Marcell trova le sue chiodate molto comode - ha spiegato il suo allenatore, l’ex triplista Paolo Camossi, alCorriere della Sera - sono leggermente penalizzanti nel primo tratto e vantaggiose nel finale". Analizzando la gara di Jacobs tutto sembra tornare, dato che era solo sesto dopo essere scattato dai blocchi di partenza, salvo poi mettere il turbo tra i 30 e i 60 metri e dominare tra i 60 e 90, con una velocità massima di oltre 43 km/h, praticamente simile a quella di uno scooter.

Adesso proviamo a capirne la dinamica. Le Nike MaxFly pesano 173 grammi, il tacco è sotto i 20 mm e la piastra di carbonio nella suola, un pezzo unico, è più larga della pianta del piede. L’impressione è che la piastra funzioni come una specie di super-molla che aumenta la elasticità e che dovrebbe migliorare la prestazione anche nella fase lanciata e in curva, fino a guadagnare qualche centesimo di secondo, di sicuro un bel tesoretto per una gara come i 100 metri. Qualcosa di simile per efficienza (ovviamente con i chiodi) al modello indossato da Eliud Kipchoge nel giorno storico dell’1h59’40’’ di Vienna nella maratona. Insomma, se c’è chi grida al doping tecnologico, come era già successo in passato per le bici utilizzate per il record dell’ora oppure i costumi in poliuretano vietati dalla Fina, non bisogna neanche stupirsi pià di tanto.

In fondo diventa legittimo chiedersi un'impresa leggendaria come quella di Jacobs può essere tutto merito delle scarpe? Sicuramente no, ricordiamo che nella finalissima di Tokyo 2020 non era solo Jacobs a indossarle: anche l’americano Kerley (arrivato secondo) e il cinese Su Bingtian. E poi dopo tutto nessuno ha mai sentito il grande Pietro Mennea lamentarsi delle scarpe di Bolt.

Segui già la nuova pagina Sport de ilGiornale.it?

Commenti