Sergio Arcobelli
Rio, in parte, è un po' casa sua. Cinque anni fa, infatti, Tania di Mario indossava la calottina del Botafogo, una delle formazioni della massima divisione del campionato nazionale intitolato a Joao Havelange, l'ex pallanuotista e presidente Fifa deceduto due giorni or sono. L'atmosfera quasi casalinga potrebbe favorire il nostro capitano, l'unica giocatrice presente nell'Olimpiade d'oro di Atene e il Setterosa. «Voglio chiudere come ho iniziato», aveva preannunciato alla partenza per il Brasile. Il sogno può avverarsi davvero.
Alla finale di questa sera contro gli Usa (diretta ore 20.30 sulla Rai), Di Mario e compagne ci arrivano grazie a un percorso perfetto, immacolato. Cinque vittorie, zero sconfitte. In particolare, la semifinale contro la Russia terminata a nostro favore ha confermato il trend positivo delle prestazioni. «Le nostre ragazze - ha dichiarato il ct Fabio Conti -, sono state più brave del solito perché sotto 0-2 hanno saputo reagire da grande squadra. La finale olimpica? Sarà la mia 200esima panchina, miglior modo di festeggiarla non c'è».
Sulla carta la sfida con gli Stati Uniti vede l'Italia partire sfavorita, perché le americane sono le campionesse olimpiche in carica e sono sempre andate a medaglia in tutte e cinque le rassegne a cinque cerchi disputate al femminile. Non solo, a spostare l'ago della bilancia verso le statunitensi è l'impressionante serie di 21 vittorie nelle competizioni più importanti da un anno a questa parte. L'ultima sconfitta delle nordamericane? È datata 28 luglio 2015, una battuta d'arresto per 10-9 maturata proprio contro il Setterosa. L'ultimo precedente tra le due compagini in una finale, invece, risale al Mondiale del 2014, quando furono gli Usa a trionfare 10-8 sulle nostre portacolori. «Tutti mi chiedono cosa posso dare alle mie compagne con la mia esperienza racconta Tania Di Mario -. Io penso invece che siano così brave da non aver più bisogno di alcun consiglio». La finale con gli Usa sarà l'ultimo atto da atleta per la 37enne romana, laureata in economia e pronta ad intraprendere il ruolo di direttore sportivo dell'Orizzonte Catania. Emblematico è stato l'abbraccio col ct a bordo vasca al termine della semifinale: «Ho una scommessa in corso con Tania, forse si sta spaventando che potrei vincerla però non posso dirla ora. Intanto - prosegue Fabio Conti -, posso dire che sono enormemente contento per lei perché chiudere, se vorrà farlo ma credo di sì, con una finale olimpica è il giusto coronamento di una carriera incredibile».
Una carriera, quella di Tania, che prima dell'Olimpiade carioca l'aveva già vista in acqua nelle piscine brasiliane: «Un'esperienza bellissima. Quando tornai in Italia pensai: peccato non tornarci per l'Olimpiade di Rio». Cinque anni più tardi la veterana Di Mario è ancora lì, a sguazzare in acqua con le colleghe più giovani. Non è più la Tania rampante di Atene (allora aveva 25 anni) dove fu capocannoniere della manifestazione, ma è la Tania condottiera e determinante come sempre. «La nazionale di Atene era a fine ciclo, questa invece potrebbe giocarne ancora di Olimpiadi. Quelle vincenti, di certo, erano basate sul gruppo».
Senza però disdegnare le individualità, che a Rio non mancano: Arianna Garibotti, autrice di 5 gol nella semifinale con la Russia, o Roberta Bianconi, miglior giocatrice europea con l'Olympiacos. È quest'ultima che rivela l'unica maniera di affrontare le temibili statunitensi: «Sappiamo che hanno buone giocatrici, noi dobbiamo mantenere la nostra difesa unita. Questo è il nostro punto di forza».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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