Marco Lombardo
nostro inviato a Rio de Janeiro
Come fare scena muta all'esame di maturità. Perché quando Valentino Gallo riesce a perforare la rete di Mitrovic per la prima volta, mancano 112 secondi all'intervallo centrale ed intanto la Serbia, di gol, ne ha già fatti sei. La semifinale olimpica che doveva lanciare la pallanuoto italiana alla caccia di quell'oro a cinque cerchi che manca dal 1992 è stata insomma per lungo tempo un vero disastro, e adesso resta la speranza di una medaglia di bronzo nella finalina contro il Montenegro.
Si chiama Settebello ma è stato bruttissimo, troppo per essere vero. Strano per un coach come Sandro Campagna, uomo capace di guidare i suoi oltre l'ostacolo. Qui a Rio, ad esempio, durante un intervallo della sfida con gli Usa, è stato colto da una telecamera mentre dava uno schiaffone ad uno dei suoi con cui stava discutendo: schiaffone preso e giocatore di ritorno in vasca a dare di più. Perché in fondo probabilmente serviva allora e sarebbe servito anche ieri - uno schiaffone virtuale ma globale - per superare la Serbia, arrivata in semifinale dopo un avvio incerto di Olimpiadi. Particolare che di solito diventa un'insidia micidiale, perché in tornei del genere, quando si arriva al momento decisivo, le grandi squadre tornano sempre a galla. La pallanuoto poi è uno degli sport più duri per sforzo fisico e intensità, dunque non si può mentire a se stessi: bisogna arrivare preparati.
E invece scena muta, per quasi due tempi. E solo per gli azzurri, in una sfida cominciata con un gol di Prlainovic dopo un minuto scarso con i serbi già in superiorità numerica e con la difesa balcanica a ringhiare su ogni pallone, impedendo ai nostri di mettere in acqua le armi migliori. Anzi, appunto: in rapida successione arrivano altri due gol, con i nostri un po' spaesati e spuntati e gli attaccanti avversari un po' troppo liberi davanti a Tempesti, che nei quarti contro la Grecia era stato un muro quasi invalicabile. Così, quando Bodegas il centroboa francese naturalizzato per dare più peso sotto porta - non riesce a segnare completamente libero davanti a Mitrovic, il meteo della partita si mette decisamente verso il brutto: Campagna prova a rimescolare le carte, chiama time out, gira qualche uomo in vasca, guarda tutti negli occhi, ma il primo tempo finisce 0-3. E quando nel secondo Gallo finalmente sblocca è solo appunto per segnare l'1-6.
Finita qui? Purtroppo. Il Settebello cerca di tornare tale, almeno quasi, ma è dura dover scalare una montagna quando dall'altra parte ci sono campioni come Filip Filipovic. E la riscossa quasi impossibile del terzo tempo viene vanificata da soluzioni di gioco incerte, scelte fuori tempo, balbettii che solo un blocco psicologico può spiegare. Campagna assiste impietrito e la Serbia continua a giocare con troppa facilità: resta a distanza e controlla la partita, nonostante l'ultimo sforzo azzurro del quarto tempo che fa venire il braccino agli avversari.
Troppo tardi, però, e non inganni il risultato: quando l'Italia ha cominciato a segnare la partita era ormai in modalità tempo scaduto e il 10-8 per la Serbia (ora in finale contro la Croazia per un derby che si annuncia caldissimo) fissa l'ultima sirena rimandando di quattro anni le speranze d'oro italiane. Anche se c'è sempre la partita con il Montenegro in cui lottare per salire sul podio. E strappare qualcosa di più di una sufficienza.
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