Supermario fa gol: Abbiati fa i miracoli e il Milan fa festa

Vittoria faticosa, Allegri può tirare un sospiro di sollievo. Balotelli sul tecnico: "Farei di tutto per farlo restare"

Supermario fa gol: Abbiati fa i miracoli e il Milan fa festa

Come dice la canzone: ci vuole pioggia, vento e sangue nelle vene. La pioggia c'è, e rende il prato viscido, di vento appena una bava e il sangue nelle vene di Abbiati e Balotelli consentono al Milan di fare tre passi importanti, quasi decisivi in Champions per custodire in cassaforte il terzo posto. C'è bisogno in effetti del solito Mario Balotelli, una sorta di Gianburrasca che sembra poco ispirato e anzi dedito a svarioni, a dribbling mal riusciti e a tiri di nessuna pericolosità. D'accordo è lui che decide, con un banale tapin, a pochi minuti dalla fine dopo un cross veleggiato di Nocerino e una correzione millimetrica di Mexes nel frattempo arrivato a dar man forte all'attacco rossonero. È sempre lui che si segnala per una protesta sfacciata nei confronti dell'assistente Preti non per un gol negato, pensate ma per un fallo laterale segno di un nervosismo ingiustificato. Deve tenere al guinzaglio il suo istinto da calciatore di strada ed esaltare il profilo e il talento che certo non gli mancano se vuole diventare un numero uno. Decide Balotelli, allora, durante la solita zona Toro, negli ultimi minuti cede di schianto dopo aver difeso con mestiere e anche furbizia il fortino di Gillet, presidiando ogni zolla, perdendo pochi duelli e costringendo il rivale a tirare dalla media distanza così da evitare rischi e pericoli. Eppure senza la protezione di Santo Christian Abbiati, il portierone ricordato per talune prodezze storiche (a Perugia nello scudetto del '99, a San Siro nella semifinale contro l'inter del 2003), sarebbe stato un pomeriggio complicato per il Milan, lanciato già dalla sconfitta della Fiorentina sabato sera.

Qui bisogna segnalare il valore del signor Ventura, come allenatore capace di preparare al meglio la partita. Disegna un 3-5-2, con due frecce per il contropiede conoscendo la fragilità di Mexes e Zapata sullo scatto. E infatti due volte Barreto si ritrova, lanciato a tutta velocità, con la palla che può inchiodare al supplizio il Milan e riaprire la volata per la Champions. Abbiati firma un paio di capolavori: strepitoso il primo, una specie di rigore in corsa parato con abilità, fortunato il secondo dopo una carambola capricciosa. Le difficoltà del Milan nel piegare la resistenza granata sono indicate dal numero di tiri in porta della ripresa (due in tutto, gol compreso) e dalla necessità di far ricorso a Robinho e Pazzini. Quest'ultimo, in coppia con Balotelli, è un vero portento: entra lui e cambia la partita. Come con il Catania. Segno che insieme fanno una bella ditta del gol. Senza estro (per l'assenza di Montolivo) né un cross fatto bene, il Milan s'infila nell'imbuto preparato da Ventura e si lascia infilare in contropiede. Serve un colpo oppure un cedimento, come la distrazione collettiva del Toro (di D'Ambrosio e Ogbonna le inadempienze) e così il Milan tira un sospirone i sollievo. Mentre Allegri il tecnico resta sempre in bilico, sospeso tra la partenza per Roma e la riconferma che resta legata alle decisioni di Silvio Berlusconi.

Galliani infatti rinvia ogni annuncio solenne a fine torneo segnalando che «il Milan è uno solo e coeso». Insomma non ci sono due posizioni in contrasto tra loro, tra il presidente e l'ad che da 27 anni e mezzo viaggia d'amore e d'accordo col patron. Mentre Balotelli continua a fare campagna elettorale per il livornese. «Farei di tutto per farlo restare» detta alla fine. «Meglio che lo faccia segnando qualche altro gol» la risposta soddisfatta del tecnico. In verità Mario ha anche un'altra realtà da segnalare.

«Se giochiamo insieme io e Pazzini facciamo sempre gol» il commento reso nell'intervallo. Parole sante. Perché El Shaarawy ha le gomme sgonfie mentre Niang merita di chiudere in bellezza il suo primo anno da professionista.

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