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Balotelli si è scoperto giocatore qualunque Ma è un complimento

Ha mancato occasioni e non ha neppure segnato Mario senza il Super è diventato uomo squadra

Balotelli si è scoperto giocatore qualunque Ma è un complimento

MilanoQuindicesimo: De Sciglio gliela mette bene in area piccola. Scivola. Ventinovesimo: De Sciglio gliela mette bene in area piccola. S'incarta.

Dare la maturità su un campo di calcio è il sogno di tutti, è la notte dell'esame, eccolo lì Balo con la maglia del Milan contro l'Inter, né boy scout né lupetto, figlio legittimo della nostra stereotipata civiltà. Quanto è cambiato l'ha spiegato San Siro. Al gol di Muntari al Barcellona balla e fa a sportellate con quelli del suo clan, è sullo sfondo dietro a Fanny.

Chi se lo ricorda imbronciato in tribuna costretto a battere le mani da Mino Raiola che gli dà di gomito al gol dell'Inter, può arrivarci da solo. «Abbiamo vinto» - gli ha gridato Stankovic in spogliatoio dopo il 3-1 al Barça. «Anch'io?», gli ha chiesto Balo. Non conosce ipocrisie da salotto il ragazzo, per quanto ci ha dato a capire, ostaggio del pensiero breve e della giocata fulminea.

Ventisettesimo, colpo di testa da angolo, Handanovic numero mette sopra la traversa. «È inutile, lasciatelo stare», rispose Sulley Muntari a chi gli chiedeva se Mario avesse intenzione di giocare nel Ghana. A soli due anni di distanza quella richiesta appare così ingenua. Dai, adesso abbiamo finalmente il nostro Eric Cantona, estraneo e necessario, ancora sufficientemente primitivo da impedirci di anticipare il finale.

All'Inter era un capitolo chiuso, al Milan è un libro da aprire e non è detto che le pagine siano nella successione giusta. È solo questione di entrare nel mito. Cantona entrò nell'ufficio di Bernard Tapie che esigeva spiegazioni, e gli sferrò un pugno in faccia.

Poi uscì e disse alla segretaria che il presidente aveva chiesto un sorso d'acqua, di portarglielo. A Marsiglia dicevano che quella era classe. A Balo finora non è andata così, gli inglesi si divertivano più a leggere le sue avventure che guardarlo giocare.

Anche perché non giocava quasi mai. Un giocattolo di nuova generazione, autonomo, italiano e nero, un bersaglio perfetto. E quando ha lasciato Carrington per venire a Milanello i bookie aprirono le giocate sulla sua prima notte in guardina in Italia. Chissà se vale il fermo della Polair a Linate. Il Milan ha smentito ma non c'era bisogno di smentire. Smentire sta diventando un tunnel annoiante, la smentita è la notizia ripetuta due volte.

Trentatreesimo: Ranocchia lo dribbla, boato.

Sabato sgasava sulla ghiaia di Milanello come nel centro disabili quel pomeriggio che dichiarò di essere un tifoso del Milan. Adesso è lì con quella maglia addosso, è una calamita, passa tutto da lui anche quando è a cinquanta metri dalla palla. Cambiasso e Montolivo litigano, lui parlotta con El Shaarawy nell'altra metà campo. Si è preso una cinquina di cori inneggianti alla sua mamma, tutto qui, gli interisti si sono presi un gol da Ronaldo e poi anche da Ibra, vaccinati.

Forse ieri sera Balo ha capito che la notte del calcio è ancora lunga e tempestosa.

E forse tutti gli altri hanno capito che è meglio trattarlo come tutti gli altri.

In fondo il Milan ha battuto il Barcellona senza di lui, e ieri sera ha pareggiato nonostante le occasioni migliori siano finite proprio a lui. Balo hai pareggiato, e per una volta non hai segnato, sei come tutti noi, è un complimento.

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