
C'è la zona Milan anche in Champions. Che consente, con un rigore omaggio, in pieno recupero, di rammendare il risultato e di conquistare un prezioso pari. Meritato sul piano del gioco. Grazie a una ripresa giocata finalmente con autorità e autorevolezza. Scandita da Balotelli tutto-fare. Appena la squadra si scrolla di dosso timidezza e impaccio e libera la corsa elegante di Balotelli, il Milan guadagna campo e col campo diventa finalmente un rivale temibile per l'Ajax, padrone del gioco e del pallone per tutto il primo tempo. Traversa di Mario, un paio di tiri scoccati dal centravanti, infine il rigore decisivo. Il primo centro europeo di Balotelli in Champions consente al Milan di evitare una sconfitta amarissima mentre l'Ajax protesta alla fine con l'arbitro svedese per quel fischio ingiusto che forse rimedia ad altre ingiustizie patite dal ragazzone con la maglia numero 45. Da meritare un rotondo successo, il Milan finisce sotto in uno degli ultimi assalti dei lancieri. Ha una reazione rabbiosa, uno scatto feroce, come di animale ferito e riesce a recuperare. Sempre sui titoli di coda, sulla sirena della partita.
Magnifico il colpo d'occhio dell'Amsterdam Arena, pieno di bandiere bianche per i lancieri e di entusiasmo genuino, né cori offensivi, né fumogeni, sembra di stare in un altro mondo. E invece siamo dentro l'astronave olandese che si riempie per la Champions riconoscendo l'antico blasone del Milan, 11 coppe dei Campioni in due. L'Ajax affidato a Frank de Boer è un gruppo di ragazzi sfacciati, pieni di energie e motivazioni, ma a sorpresa invece di sprintare, provvedono a far girare palla da una parte all'altra del rettangolo, senza affondare il colpo. Aspettano che si apra un varco per colpire al cuore del rivale. Così alla fine della prima frazione realizzano un bel 73% di possesso palla ma con una sola vera occasione da gol costruita (sassata del giovane islandese Sighthorsson domata da Abbiati) e una striscia di cross su cui svettano il portiere e le teste dure di Mexes e soci.
Ma la vera novità della sera è proprio il Milan che si chiude in casa, nella sua metà-campo insomma, mettendo sacchi di sabbia alle finestre: Balotelli si rivolge più volte verso i suoi per spingerli a mettere il naso fuori ma è fiato perso. A cementare la trincea rossonera è come al solito Nagel de Jong, sistemato dinanzi alla coppia centrale di sentinelle: è come se avesse la calamita nei piedi, senza di lui, si aprirebbero dei crateri davanti ad Abbiati.
Difficile stabilire se si tratti di una strategia studiata a tavolino da Allegri oppure di un lento ma inesorabile arretramento determinato dalla mancanza di energie e dal timore della vivacità olandese. La conseguenza è una sola, significativa più di ogni altro giudizio: zero tiri in porta nel primo tempo per il Milan rimediata in avvio di ripresa dal primo triangolo come si deve (Robinho-Constant) chiuso dal tiro al volo di Montolivo, utilizzato da falso tre-quartista. È il segnale di un virtuoso cambiamento che consente al Milan e in particolare al suo esponente più atteso e chiacchierato, Mario Balotelli, di salire alla ribalta. Mario prova prima su punizione da distanza eccessiva (28 metri), poi rimedia il solito giallo per un inutile fallo a metà-campo ma alla prima palletta utile mette alla prova l'abilità del portiere di casa, strepitoso nel deviare sulla traversa il destro liftato. Gliene combina qualcuna di troppo Poulsen senza finire nell'elenco degli ammoniti, di sicuro lo strattonano in area di rigore e anche qui neanche una piega tra arbitro e addizionale. Che si commuovono solo nel recupero fischiando un rigore inesistente (è Mario che si attorciglia intorno a van der Horn). Mario, questa volta, non si fa condizionare dal balletto del biondino Cillessen, può sbagliare una volta, col Napoli, non due: lo trafigge con un destro angolatissimo.