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La banda del buco più gli errori di Matri Ma Allegri si salva

Poli illude il Milan, l'ex interista Laxalt lo demolisce. Poi solita rimonta: segna Robinho e pari di Abate al 91'

La banda del buco più gli errori di Matri Ma Allegri si salva

Questo Milan dalle mani bucate non muore mai. Si può mandare sotto processo la sua difesa che definire "banda del buco" è forse riduttivo, ma poi bisogna elogiare il grande cuore, la fede religiosa nella capacità di ribaltare una sconfitta già scritta, scolpita dal 3 a 1 di Cristaldo. Nel finale, proprio come a Torino e in altre cento circostanze, la sconfitta umiliante rincorsa da 11 anni a Bologna, si trasforma in un rotondo 3 a 3 che incornicia la determinazione dei berlusconiani da un canto e anche la tremarella dei bolognesi dall'altra, incapaci di tenere nello scrigno di Laxalt il primo trionfo del campionato. Alla fine si disperano Diamanti e Pioli, il tecnico: assaporano il gusto dolcissimo del trionfo e invece proprio nel recupero Robinho e Abate riescono a ribaltare quasi tutto e a sfiorare addirittura uno storico successo. A ribaltare, in particolare un destino malinconico e una classifica deprimente, da zona retrocessione. È a 10 punti, in 5 giornate, dalla vetta del torneo. Pensate: tre gol fatti, almeno altrettanti sbagliati e sbavati da Matri e soci, sono la dimostrazione che non è il gioco il lato debole di Allegri.

Non è in discussione nemmeno la condizione fisica, la corsa. Se battagli fino al 95esimo, vuol dire che c'è benzina nel serbatoio. Semmai è l'organizzazione difensiva il tallone d'Achille di questa squadra. Chissà i rimorsi a casa Balotelli. I meriti e le colpe sono di tutto il Milan: sono rari i rossoneri da salvare, De Jong forse, magari Poli, anche Robinho in quel finale tambureggiante, tutto il resto è da inchiodare al muro di una classifica che sta rotolando verso la zona retrocessione. Incapace di monetizzare il vantaggio, il Milan ha un centrocampo dal deficit clamoroso: se De Jong deve dedicarsi a Diamanti e alle sua serpentine, il ripescaggio di Nocerino risulta una scelta infelice. La conclusione è malinconica: così il Milan, in attesa dei famosi rinforzi e dei recuperi, può soltanto scivolare nel baratro.

Si capisce subito che non c'è Balotelli nel Milan. Si capisce perché dalla produzione, quasi industriale, di golose occasioni da gol, apparecchiate nel primo tempo la squadra di Allegri ricava la miseria di un golletto, riservato al solito Poli (lanciato da Robinho) lasciandosi raggiungere comodamente dal Bologna appena Abate e Zapata si concedono la solita, puntuale distrazione lasciando via libera a Laxalt, interista in origine, al primo gol in serie A dopo un mancato rigore (in area blocco clamoroso di Cristaldo su Robinho). Si capisce che non c'è Balotelli perché Matri, messo davanti alla porta, prima la sfiora di testa e poi sbava a due passi e quindi, in avvio di ripresa, arriva trafelato moltiplicando i rimorsi di Mario per la squalifica. Il Milan è quello di sempre, quello delle ultime settimane. E cioè capace di produrre calcio offensivo ma incapace di chiudere bene il portone di casa. Due tiri nel primo tempo contro Abbiati, un gol del Bologna. La percentuale è allarmante. E se non si addormenta Abbiati, come contro Higuain, ecco Abate sonnecchiare in modo avvilente sia sul primo che sul secondo sigillo di Laxalt. "Non siamo scarsi" continua a ripetere il difensore di Milanello e della Nazionale. E no: quell'amnesia è grave, molto grave. E aver perso il guizzo dell'uruguagio proveniente dal mondiale under 20 è ancora più compromettente. Per lui, per la difesa, per il Milan e la sua classifica. Perché la sconfitta assume dopo l'ora di gioco dimensioni umilianti (3 a 1) grazie alla combinazione Diamanti-Cristaldo, anche lui al debutto nel tabellino dei marcatori, argentino sostituto di Rolando Bianchi ko per infortunio.

Altrettanto storico è la rimonta, voluta più dalla panchina che dal resto del gruppo.

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