Torino Furibondo. Nel primo pomeriggio di ieri, passata qualche ora dalla pubblicazione della sentenza di secondo grado che conferma i dieci mesi di squalifica per Antonio Conte, Andrea Agnelli ha pubblicato sul sito della Juventus un commento durissimo su quanto accaduto: «La sentenza della Corte di Giustizia Federale conferma i nostri peggiori sospetti sulla vicenda». Si va così dall'«incredulità» allo «sconcerto per una giustizia sportiva che somiglia sempre di più a una caccia alle streghe. Oggi la misura è colma: in presenza di una vittoria giuridica lampante (Conte è stato prosciolto per Novara-Siena, ndr), si è deciso di uccidere la logica e di applicare in modo arbitrario una sanzione addirittura raddoppiata. In sostanza, dopo mesi e mesi in cui abbiamo sentito tale Filippo Carobbio raccontare che il suo allenatore avrebbe addirittura invitato a pareggiare una partita nel corso di una riunione tecnica, oggi si scopre la totale innocenza di Antonio Conte su quell'episodio, ma ci si rifugia nella seconda contestazione (Albinoleffe-Siena 1-0, disputata il 29 maggio 2011, ndr) per applicare la stessa pena del primo grado, con buona pace della verità, dell'aritmetica e della giustizia. Quella vera». Potrebbe bastare anche così. Ma il presidente della Juventus decide di picchiare ancora più duro e insiste sulla necessità di riformare l'intera giustizia sportiva «che si accontenta di celebrare processi sommari con tempi asimmetrici, caso per caso, filone per filone, forse persona per persona o peggio società per società, e con modalità barbare che non trovano cittadinanza in democrazia». Quindi, Agnelli ribadisce «il pieno sostegno personale e quello della Juventus ad Antonio Conte e Angelo Alessio (il secondo di Conte, condannato a sei mesi con uno sconto di due rispetto al primo grado, ndr), che si trovano a lottare contro tale sistema». Siccome poi bisogna anche guardare al futuro, ecco lo scontato annuncio del ricorso al Tnas, fatto «con urgenza» e la speranza che «gli organi di giustizia del Coni sappiano porre rimedio a questa profonda ingiustizia, che tra l'altro ha creato e crea un danno anche alla società, che dovrà fare in questo senso le sue opportune valutazioni e quantificazioni». Un passaggio, quest'ultimo, che rievoca anche la richiesta danni (440 e più milioni di euro) fatta alla Figc lo scorso inverno in merito alla vicenda calciopoli e sulla quale il Tar del Lazio dovrà esprimersi in autunno. «Antonio Conte è e sarà l'allenatore della Juventus - ribadisce poi Agnelli - che, dopo aver vinto la Supercoppa Italiana meritatamente suscitando nuove invidie e risvegliando vecchi anti-juventini militanti, si appresta ad affrontare compatta una stagione impegnativa in Campionato, in Champions League e in Coppa Italia. Chi pensa che le vicende giudiziarie di questa estate possano condizionare la nostra stagione, ha fatto i male i suoi conti».
Siamo alla Juve contro tutto e contro tutti, insomma: slogan lanciato da Lippi a metà anni '90 poi ripreso dallo stesso Agnelli lo scorso marzo, in piena bagarre scudetto con i soliti errori arbitrali a farla da padroni. Nonostante il (confermato) proscioglimento di Bonucci e Pepe, la sensazione di essere al centro di un complotto rimane. Dopo di che, esiste ancora il ricorso al Tnas (Tribunale Nazionale Arbitrale dello Sport presso il Coni) con tempi però non del tutto certi: al punto tale che, ricevute le motivazioni delle sentenze al massimo entro un mese, potrebbero essere gli stessi giudici di terzo grado a palesare la sospensione della pena in attesa del verdetto definitivo.
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