Barcellona power: tutto fa squadra

Barcellona power: tutto fa squadra

Pazzini è rimasto a casa. L'infrazione ossea, regalo di Portanova, gli costerà un bel po' di riposo (arrivederci a dopo la sosta della Nazionale). Mexes è pronto a partire questa mattina per la Spagna ma non è affatto sicuro di recuperare. «Puntiamo molto sulla spavalderia dei giovani» la frase d'ordinanza scelta da Ambrosini, il capitano, per incoraggiare il gruppo che ha subito scoperto uno dei suoi punti deboli: la gioventù. A cementare le sicurezze ha provveduto, con una visita a sorpresa e il pranzo consumato a Milanello, Thiago Silva arrivato da Parigi per un consulto con fisioterapisti e staff medico rossoneri: da tempo è afflitto da noie muscolari. Ha raccontato ai tanti “deb“ delle paure conosciute nelle sfide precedenti. «Quando entrerete in quello stadio, riceverete una scarica di adrenalina» è stato il suo racconto guardando negli occhi Niang, il francesino destinato a rimpiazzare proprio Pazzini.
Degli undici probabili schierati da Allegri al Camp Nou, sono tanti a non aver mai messo piede sull'erba di quello stadio (tra l'altro resa molto viscida per imprimere maggiore velocità alla palla e agli scambi corti): Abbiati, Abate, Mexes, Ambrosini e Boateng i frequentatori più noti, tutti gli altri, da Constant a El Shaarawy debuttanti assoluti o quasi. È il primo pericolo da cui il Milan deve guardarsi: la gioventù può essere una risorsa ma l'inesperienza un problema da risolvere in fretta. Anche perché a Barcellona, senza raggiungere le esagerazioni del 2010 (quando gli ultrà del club organizzarono schiamazzi sotto l'albergo occupato dagli interisti di Mourinho), hanno in mente di allestire una scenografia da brividi: 90 mila i cartoncini colorati distribuiti all'ingresso per rendere lo stadio di due colori soltanto, con una enorme scritta «som un equip», che in catalano vuol dire, «solo una squadra». I giornali, specializzati e non, senza un pizzico di fantasia, hanno lanciato la campagna mediatica dal titolo «remontada» incuranti del fattore scaramantico: non gli portò bene contro l'Inter.
La sfida, dal Barcellona, è stata preparata con una serie di mosse mai registrate prima: 1) Messi, per la prima volta, è stato risparmiato nella sfida col Deportivo e utilizzato solo per 38 minuti, quelli finali (non gli hanno impedito di fare gol per la 17esima volta consecutiva); 2) Iniesta si è esibito nella famosa dichiarazione: «metto la mano sul fuoco, passiamo noi»; 3) Xavi ha organizzato un pranzo-giuramento per cementare le sicurezze del gruppo e mettere a punto la strategia con cui affrontare il Milan. Perciò chi è pronto a sostenere che il Barcellona è finito nell'imbuto di una crisi irreversibile, è fuori strada.
Due volte il Barça non è arrivato in finale di Champions perché tradito e trafitto dal contropiede di Inter e Chelsea, campioni nel 2010 e nel 2012. I catalani non sono come quel bolide di formula uno rimasto senza benzina a un km dallo striscione: hanno perso smalto, hanno smarrito la password d'accesso agli schemi con l'assenza di Tito Vilanova, possono accusare qualche calo di tensione ma non sono diventati, d'improvviso, un catorcio di squadra. Perciò la qualificazione del Milan è sempre a rischio, nonostante il 2 a 0 dell'andata che rappresenta una dote molto ricca. Non potrà e non dovrà difendersi soltanto, come ha ripetuto in queste ore Galliani. «Faremo una partita diversa da quella dell'andata», l'anticipazione di Allegri. Che vuol dire: El Shaarawy e Niang devono diventare le spine nel fianco della difesa catalana da sempre tallone d'Achille dell'armata.

Alle loro spalle dovranno difendersi molti metri più avanti dell'area, guidati da Ambrosini. Le dimensioni del Camp Nou possono di fatto allargare le maglie rossonere, toccherà ai più esperti serrarle e ad Abbiati ripetere i prodigi di Genova.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica