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Basket come il volley. Ai quarti ancora Francia per l'esame che conta

L'Italia mondiale di De Giorgi ha battuto i galletti e capito di esser grande. Ora tocca a quella del Poz

Basket come il volley. Ai quarti ancora Francia per l'esame che conta

Fino all'ultimo respiro, nel lutto per la morte di Jean Luc Godard che ci faceva litigare ogni volta che volevamo andare a vedere un suo film, eccoci davanti alla Francia anche nel basket, come in tante e troppe vicende della nostra storia non soltanto sportiva. Da Napoleone alla testata di Zidane che stordì Materazzi ma soprattutto la sua Nazionale per farci arrivare all'oro imprevisto. Dalla vittoria della nazionale di pallavolo sulla Francia campione olimpica per arrivare al mondiale a questa ordalia nell'arena di Berlino dove Lippi fece il miracolo con i suoi spretati.

Questo pomeriggio (17.15, diretta SKY-Eleven) sarà Gianmarco Pozzecco a guidare, speriamo fino alla fine, anche se con la Serbia ci è andata bene, un'altra sfida che sembra impossibile, l'Italia del basket contro la squadra di Collet che alle Olimpiadi di Tokyo ci mandò a casa dopo belle partite e pseudo miracoli sportivi.

La vittoria vorrebbe dire sogni realizzati per giocarsi tutto in semifinale contro Slovenia o Polonia venerdì, per meritare almeno un invito al Quirinale dove già Fefè De Giorgi, il gemello diverso del Poz, ha portato i suoi campioni del mondo nella pallavolo partendo proprio dal sacco per i galletti guidati dal suo ex compagno Giani.

Anche questa Francia del basket sembra più grossa, più alta e forse più talentuosa di Azzurra sporca e cattiva.

Piano di guerra fermare sul ponte levatoio presidiato da Nicolò Melli i giganti dei francesi, da Gobert a Poirier, per evitare che il lunatico Fournier e il terribile madridista Yabousele facciano strage entrando nel castello insieme al creativo Heurtel.

Speriamo vada tutto bene, sognano ancora Spissu mosca atomica come l'allenatore che lo ha difeso contro tutto e tutti, affidandoci a Fontecchio e Polonara per mandare in corto chi, battendoci a Tokyo, si è poi preso l'argento olimpico perdendo la finale contro gli Stati Uniti.

Le partite da sfavoriti hanno sempre esaltato gli italiani, non soltanto nello sport. Abbiamo una squadra con la stessa anima naif dell'allenatore che la guida. Due imprese fanno più di una prova, anche se il nostro Europeo può già essere considerato impresa per chi ha saputo travestirsi da farfalla, pungendo come un ape come faceva il grande Muhammad Ali quando saliva sul ring contro avversari più alti e più grossi.

Speriamo nei tentacoli di Pajola, nella generosità di Ricci, nella carismatica presenza del capitano Datome al sesto europeo in carriera e ancora alla ricerca di una medaglia.

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