Beach volley, cuore e argento

La coppia italiana sconfitta 2-0 (21-19, 21-17) dai brasiliani Alison-Bruno

Beach volley, cuore e argento

di Vittorio Macioce
nostro inviato a Rio de Janeiro

Non il talento, non la forza, non la fortuna. Nulla di tutto questo è servito. Piove a Copacabana, piove sulla sabbia, sullo stadio pieno, sulle canzoni che parlano italiano, come omaggio, come gesto di simpatia. Piove sulla speranza, che a un certo punto sembra un’orma sul terreno. Piove sulla medaglia di argento di Paolo Nicolai e Daniele Lupo, ma non sono lacrime, perché quando hai fatto il possibile non ci sono recriminazioni. Per vincere serviva qualcosa che sfiorava l’impossibile. Ti stai giocando tutto contro i campioni del mondo, a casa loro, su una spiaggia che per i brasiliani è un sacrario, e praticamente non hai nulla da perdere. Quello che puoi fare è cercare di prenderli di sorpresa, di palleggiare sulla loro emozione, sulla paura che prende i favoriti. Ed è quello che in principio succede. Alison “O Mamute” Cerrutti e Bruno Oscar Schmidt, detto “O Magico” partono disorientati. Sono fermi, freddi, incantati. È l’occasione per scappare e chiudere il primo set. Paolo e Daniele ci stanno credendo, e forse è a quel punto che la paura bussa anche a casa loro. La luce di vantaggio si spegne, c’è la forza per un nuovo ultimo strappo, ma è solo un’illusione. Sugli spalti intanto il tifo brasiliano ha smesso di mostrare simpatia e comincia a fischiare e ululare ogni volta che si va in battuta, Quando Nicolai, che fino a quel momento aveva tirato fuori battute magiche, non chiude una schiacciata il destino cambia rotta. I brasiliani non sbagliano più nulla, murano tutto e in rimonta si prendono il set.

A questo punto viene da sognare: Lupo e Nicolai sono affezionati allo spareggio, vincono il secondo e sprintano a quindici. Ma il Magico e il Mamute conoscono propensioni e segreti degli italiani. Non si lasciano sorprendere. Sono loro a partire di forza, vogliono schiacciare psicologicamente Daniele e Paolo, solo che non ci riescono del tutto. Resistono. Restano attaccati alla partita e c’è un momento, una porta scorrevole, che sembra aprire un piccolo spiraglio. In quel momento forse la mano degli italiani trema un po’ e lo spazio si chiude. È andata. E in fondo è normale che chi ha tutte le condizioni ideali per vincere alla fine si ritrovi con l’oro sul petto. Bruno, il Magico, indica e saluta lo zio che sta in tribuna. È Oscar Schmidt, che illuminò Caserta e che con i suoi tiri fece tremare gli americani, semplicemente una leggenda del basket.

“La pallavolo – dice con un largo sorriso – doveva essere vietato in famiglia”. "OhOhOh, OhOhOh alegria, alegria" canta la torcida brasileira. La notte di Copacabana chiude il sipario. Ormai ha smesso perfino di piovere.


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