Non è importante chi siede in panchina. È importante chi va in campo. È la Juventus, quella di Conte. Non altro. La squalifica dell'allenatore non ha cambiato di una virgola l'identikit della squadra. Semmai l'ha definito nei contorni. La Juventus è squadra e non gruppo, sostantivo, quest'ultimo, utile per dire tutto e niente. La Juventus è stata ricostruita dalle fondamenta per opera del suo allenatore. La stessa Juventus era reduce da due settimi posti, alla deriva di se stessa e priva di qualsiasi personalità. Smaltito il problema Del Piero, la cui presenza nobile nello spogliatoio avrebbe condizionato scelte del tecnico e maturazione di alcuni calciatori, la Juventus si è fatta più solida e matura. Conte in tribuna assiste alla realizzazione di un compito preparato lungo la settimana.
Non è stato l'allenamento di sabato sera contro la Roma ad evidenziare questo benessere, piuttosto la trasferta di Firenze, piena di trappole psicologiche e tattiche. In quell'occasione la Juventus ha saputo gestire con intelligenza le proprie forze, cosciente dei limiti che derivavano dall'impegno sostenuto a Londra in Champions. Non si è buttata all'attacco, sapendo di poter crollare dinanzi a un avversario tonico, ha giocato di prudenza, anche con fortuna e ha portato via un punto prezioso. Cosa che la Roma del presuntuoso Zeman non ha saputo e voluto fare. Questa è la differenza tra Conte e il boemo o tra Conte e altri colleghi suoi. Non soltanto lo spirito agonistico, la fame di pallone ma anche la ragione, il fosforo che passa dai piedi di Pirlo a quelli di Vucinic a conferma che nel calcio non servono soltanto i corridori, utili a chi non ha scienza tattica e storica. La Juventus di sabato sera ha dimostrato energia fisica e determinazione. In altri tempi la corrente di pensiero, vicina a Zeman e affini, avrebbe insinuato di una squadra troppo carica e certe decisioni dell'arbitro figlie di strane frequentazioni.
La realtà del campo, oggi come allora, smentisce le insinuazioni degli sconfitti. La Juventus di Conte ha mandato al gol, finora, nove uomini, segnale di salute tattica. La squadra è decisamente più cosciente della propria forza rispetto allo scorso anno, denuncia ancora alcune lacune nella zona centrale difensiva, Bonucci è il solo elemento di scarsa concentrazione e di improbabile prestazione, si potrebbe coniare per lui la «Bonucciata», una idiozia per partita fa parte del suo repertorio e manda in bestia Buffon e sodali di reparto. Ma siamo agli asterischi.
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