Berlusconi dà la sveglia e c'è poco da essere Allegri. "Ma io ho un contratto"

Replica a denti stretti al presidente che interviene su panchina ("Conteranno i risultati") e mercato ("Balotelli mela marcia")

Berlusconi dà la sveglia e c'è poco da essere Allegri. "Ma io ho un contratto"

Milanello - Invece della visita pastorale, un paio di interviste che lasciano il segno prima del quarto di finale di coppa Italia con la Juve che vale qualcosa di più di una semplice qualificazione. Silvio Berlusconi, presidente del Milan, affida ai microfoni di Antenna 3 lunedì notte e di Mediaset ieri mattina, il compito di dare la sveglia ai rossoneri tornati dalle vacanze con i difetti di sempre (primo tempo inguardabile, ripresa tutta in salita per correre ai ripari, ogni riferimento alla partita col Siena è inevitabile) e davanti la prospettiva di dover ancora rimontare la concorrenza per guadagnarsi un posticino al sole.

«Sarà più complicato fare punti nel girone di ritorno, in molte squadre si stanno rinforzando» l'allarme di Allegri. Allora siamo proprio a posto chioserebbe il tifoso rossonero medio. Il "no" amaro opposto a Mario Balotelli e pronunciato attraverso la metafora della «mela marcia che può infettare tutto il cesto» risulta addolcito dalla conferma delle attenzioni concentrate su tre under 23, uno italianissimo, Destro, l'attaccante che piace e molto, l'altro un difensore ora all'estero, Santon, ex Inter, e il terzo un centrocampista ancora da identificare che gioca in Europa. Il Milan di oggi e di domani non farà deroghe alla consegna del ringiovanimento mentre si allontana la sagoma di Pep Guardiola, cui è stata offerta anche l'ospitalità in una villa sul lago di Como, «le possibilità di portarlo in rossonero sono molto poche» e all'orizzonte spunta l'interesse per Montella. A leggere il resoconto delle esternazioni presidenziali, che si completano con lo sguardo puntato sulla famiglia («non conosco i progetti di mia figlia Barbara ma ci terrei se qualche esponente della famiglia si occupasse del destino del club»), con il gelo riferito al futuro di Allegri («devo dire la verità?, altra domanda») e col rimpianto per Pirlo («è una ferita ancora aperta, andò via per dissapori col tecnico»), c'è materia per rimettere sulla graticola il tecnico livornese uscito dal summit di lunedì sera con Galliani con una coraggiosa analisi («o prendiamo giocatori di qualità, in grado di fare i titolari, oppure meglio tenere l'attuale rosa»).

Grazie all'intervento immediato di Galliani, Allegri, mascella serrata, prende per buona la correzione successiva del presidente («dipenderà dai risultati la sua conferma») per evitare di mettere in piazza risposte pepate e si ripara dietro il contratto («scadrà nel 2014 e intendo rispettarlo, io mi concentro per ottenere il massimo da questo gruppo di lavoro») e i recenti colloqui con Arcore prima di chiudersi a riccio e di dedicarsi alla Juve, «la squadra più forte del campionato», e alla coppa Italia, un altro degli obiettivi dichiarati del club se solo non si fosse verificato questo incontro ravvicinato di tipo insuperabile. Stasera può già lasciarlo nelle mani del rivale Conte e non ci sarebbe affatto da meravigliarsi. Perché il valore del Milan attuale è quello che si può vedere in campionato, appesantito dalle assenze e da qualche ammaccatura (Boateng).

Un anno fa, nella semifinale di ritorno, per guadagnarsi la finale di coppa Italia, il Milan andò incontro a una serata molto emozionante ma dispendiosa sul piano delle energie sfiorando l'impresa con Maxi Lopez. «Dobbiamo ripetere una prova del genere» è la sintesi del pensiero di Allegri. Fosse facile.

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