«Conforterò Ibrahimovic, ma poi ci sarà qualcuno che conforterà me?». Nellagrodolce chiosa di Adriano Galliani, dedicata alle parole appuntite come frecce, di Zlatan il re del gol rimasto nudo, cè tutto il forte contrasto del sentimento milanista seguito alla notte della doppia amarezza (derby perso malissimo e scudetto volato a Trieste). «Non sono abituato a non vincere niente, sono deluso, è stato un fallimento» il drastico bilancio esibito dallo svedese prima di ritirarsi da San Siro. Ecco il plastico contrasto a tinte forti che emerge in casa Milan, con Silvio Berlusconi volato ieri mattina a Mosca da Putin e in sintonia perfetta con Ibra. «Abbiamo perso il campionato perchè siamo stati noi a gettarlo al vento, è colpa nostra. Ma la Juve ha meritato per perseveranza, imbattibilità e per il gioco mostrato» la sintesi del presidente. Ecco allora il contrasto lacerante: da una parte Galliani che difende la contabilità della stagione, «assolutamente positiva», e la panchina di Allegri (puntellata dallo stesso Berlusconi: «Ha due anni di contratto, non capisco queste discussioni»); dallaltra il suo bomber col record assoluto (35 gol nella stagione) in tasca ma che non riesce a dissimulare la delusione provata. Ibrahimovic è così, prendere o lasciare: se cè da sudare, soffrire, resistere alla macumba di Julio Cesar, non si tira indietro, se cè da sbattere in faccia a tutti una scomoda verità, fa lo stesso. «Credo che Allegri abbia la fiducia della squadra. Con il gruppo al completo avremmo avuto più chance di vincere lo scudetto. La Juve ha avuto una stagione fantastica e rivolgo i miei complimenti al club. Il titolo lo abbiamo regalato un po noi perchè lavevamo nelle nostre mani: perdendo con la Fiorentina e pareggiando col Bologna abbiamo regalato loro la possibilità di vincere. E poi tutti questi infortuni non vanno bene» è il primo bilancio. Messo il dito nella piaga degli infortuni, il nodo da sciogliere nelle prossime settimane.
Ibra è pronto a restare, nessuna fuga in vista ma per lamicizia lunga altri due anni, cè bisogno di patti chiari. Ed eccoli secondo Ibrahimovic i patti chiari: «Voglio vincere ancora e tutto dipende dal Milan. Non ho dubbi su di me ma voglio capire cosa vuole fare la società. Quando venni via da Barcellona cera un progetto di grande Milan, vedremo se lo porteremo avanti, io spero che lo facciano». Ibra è ben disposto a rispettare il contratto ancora in vigore, Galliani è pronto a consolarlo ma forse è il primo ad aver bisogno di essere consolato. E non solo perchè tra i suoi rimpianti ormai sepolti ci sono il contratto di Tevez con la cessione di Pato oltre che il famoso gol di Muntari fissato sul telefonino. Via dalle spine di Pirlo, via dalle tentazioni di polemiche arbitrali, «io non so se era gol quello di Cambiasso, forse è paragonabile a quello di Robinho a Catania». Alle viste comunque non cè un sontuoso mercato da realizzare, semmai una rosa da sforbiciare (dalle attuali 32 unità bisogna passare ai 25-26 stipendi) con scelte rigorose da compiere nelle prossime ore a proposito dei rinnovi. Molti sono in partenza per autonoma volontà: Nesta (negli Usa) e Van Bommel (torna in Olanda al Psv). Altri per conclusione naturale del contratto: Oddo, Zambrotta, Inzaghi, Roma, Seedorf. Due, quasi tre i riconfermati per un anno: Ambrosini, il capitano in carica, Gattuso il vice, e Yepes reduce da una bella dimostrazione di efficienza fisica (abbandonata la pista Natali). Tra i possibili riconfermati anche Flamini, a costo però di una riduzione drastica dello stipendio (dai 5 netti lanno ai 2,5). Arrivi sicuri quelli di Montolivo, Acerbi e Traorè. Da sciogliere un paio di nodi relativi ai riscatti di Aquilani (rientra dal prestito al Liverpool) e di Maxi Lopez (col Catania). Forse da mettere sotto i riflettori la questione portieri: la fragilità muscolare di Abbiati (siamo allennesimo infortunio al polpaccio) e la cifra tecnica modesta del suo vice Amelia.
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