Domenico Latagliata
Il ghigno di Roberto Mancini non è nemmeno difficile da immaginare. Perché l'Inter che ieri sera ha esordito in campionato è parsa molto poco diversa dalla sua: slegata, supponente, nervosa, inconcludente. Risultato: vittoria del Chievo (2-0, doppietta di Birsa), meritata anzi che no, e mugugni che sono di nuovo pronti a scatenarsi in un ambiente che proprio non riesce a vivere sereno.
Del resto, cosa aspettarsi da una squadra che cambia guida tecnica a una dozzina di giorni dall'inizio del campionato? Poco o nulla, probabilmente. E poco o nulla è quello che si è visto al Bentegodi, dove il Chievo è una brutta bestia da affrontare, avendo per esempio portato a termine la stagione scorsa con otto risultati utili consecutivi. La squadra di Maran ha talento relativo, si sa: però è umile, organizzata e per nulla disposta a regalare alcunché. Al massimo, concede il possesso palla a chi dovrebbe fare la partita: l'Inter allora si prende il pallino, ma il pallone andrebbe governato con altri piedi. Non certo quelli di Ranocchia, buttato nella mischia causa la squalifica di Murillo: reduce da una stagione da incubo alla Samp, il difensore nerazzurro si esibisce subito in una scivolata maldestra che falcia Meggiorini al limite dell'area senza che però l'arbitro Irrati lo punisca. Ecco: il biglietto da visita è questo e non è dei migliori. Scintillante nelle divise, l'Inter non produce gioco: De Boer la manda in campo con un 3-5-2 che non pareva essere nelle sue corde, alla faccia del calcio spumeggiante e offensivo che avrebbe dovuto portare dall'Olanda. Lo avesse fatto Mancini, apriti cielo. In pratica, non succede nulla per lunghissimi minuti: Banega vaga per il campo alla ricerca di una posizione mai trovata, Icardi non riceve un pallone giocabile che sia uno, Candreva non ha spazio per sprintare e via di questo passo, fino a un Eder che si intravede solo nel finale di tempo quando calcia malamente una punizione.
Meglio il Chievo, allora, nonostante a metà gara il possesso palla sia nettamente favorevole ai nerazzurri (70,8%): l'Inter si fa vedere dalle parti di Sorrentino solo su azione d'angolo, prima con D'Ambrosio e poi con Ranocchia, salvo poi corricchiare e basta. Con Medel a giocare da playmaker, addirittura, mostrando i soliti limiti di creatività e tocco di palla. Così, è Meggiorini ad avere sui piedi la palla migliore del primo tempo, calciando però a lato di poco dopo una bella combinazione con Castro e Birsa. Ecco, Birsa: sloveno come Handanovic, chiarezza di idee e sangue freddo. Tutto buono per portare in vantaggio il Chievo a inizio ripresa, al termine di un'azione rifinita da Cacciatore: manuale del calcio o giù di lì, con difesa interista imbarazzante e Handanovic che per l'ennesima volta avrà pensato a quanto gli piacerebbe giocare da un'altra parte.
Avrebbe anche il tempo per rimediare, la squadra dell'olandese: entra Perisic, Banega (poi sostituito da Brozovic) calcia un paio di punizioni in maniera decente ma i miracoli di Sorrentino non si vedono.
E nemmeno si vede Icardi, che non riesce a replicare ai fuochi d'artificio di Higuain e Bacca ma che certo gode al sol pensiero dell'ormai certo rinnovo del contratto fino al 2021, a 4,5 milioni a stagione: più o meno sette volte in più rispetto allo stipendio di Birsa, chirurgico nel finale a trovare il raddoppio con un altro destro - lui che è mancino naturale - dal limite dell'area. Per i Mussi Volanti è il paradiso, per la Beneamata una serata da incubo. L'ennesima.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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