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Bomber playboy e Principino d'Europa La strana coppia Juve che fa sognare Conte

Torino Formalità: il 6 marzo, giorno in cui la Juventus ospiterà il Celtic nel ritorno degli ottavi di Champions League, la tensione sarà ridotta al minimo. Sarà una serata di festa e stop: lo Stadium non presenterà alcun vuoto, l'incasso sarà di quelli giusti e difendere il 3-0 dell'andata non rappresenterà un'impresa. Piuttosto, sarà già venuta l'acquolina in bocca un po' a tutti aspettando il successivo sorteggio: la Juve tra le Magnifiche Otto d'Europa ingolosisce e inorgoglisce, con la sensazione per di più che il bel viaggio potrebbe anche proseguire. «Siamo outsider - ha detto più volte Conte - ma non ci poniamo limiti». Appunto. Non se li pone nemmeno il cassiere, che qualche conto se lo è già fatto: arrivare ai quarti - dopo aver già messo via una trentina di milioni di euro grazie alla vittoria nel girone eliminatorio - varrà altri 3,6 milioni garantiti dall'Uefa, più circa 2,5 dalla vendita dei biglietti e bonus assortiti elargiti (volentieri) dagli sponsor. C'è di che stare allegri, insomma, anche volendo vedere la Juventus FC come un'azienda e non solo come una squadra di calcio: dal momento che però le due cose vanno di pari passo, è facile immaginare che Marotta avrà poi più agio a muoversi sul mercato estivo.
Discorsi che verranno. Nel frattempo, si è riallacciato un altro nodo con il passato più bello: l'ultima volta che la Signora ha raggiunto i quarti di Champions è datata 2005-06, con Fabio Capello in panchina. Non andò bene, proprio per nulla: l'Arsenal vinse 2-0 in casa e pareggiò 0-0 a Torino contro una Juve che non fece una gran figura ma che comunque abitava stabilmente i piani più eleganti del calcio internazionale. La squadra di oggi pare sulla buona strada per tornare a quei livelli e non solo in maniera sporadica, senza inseguire fantasmi irraggiungibili ma consapevole della propria forza: Buffon e Chiellini sono i soli reduci di allora, affamati come e più di tutti gli altri. Giovani e meno giovani, certamente futuribili e migliorabili. «Cattivi» nel senso tanto amato da Conte: «Matri mi ricorda me stesso - ha spiegato il tecnico -. Ha tanta voglia di dimostrarsi all'altezza della Juve e, così come facevo io quando sono arrivato a Torino, lavora come un pazzo per migliorarsi». Di sberle ne ha prese tante (tre sole partite giocate per intero nell'attuale stagione: contro Nordsjaelland, Lazio e Milan in Coppa Italia), ma adesso raccoglie i frutti: sei gol nelle ultime otto presenze (uno ogni 101' solo in campionato, uno ogni 173' compresa la Champions), un costante miglioramento nel duettare con i compagni (splendido l'assist per il raddoppio di Marchisio, nella bolgia scozzese) e la qualifica di top player datagli da Franco Causio, l'ex Barone del gol. Se qualche tempo fa il Guardian manifestava dei dubbi («vediamo se da playboy può diventare un grande giocatore»), adesso magari ne avrà qualcuno in meno anche perché pare che il fidanzamento con l'ex Velina prosegua senza strappi. Si godrà i quarti da protagonista, il numero 32: il quale nell'estate 2006, pochi mesi dopo il ko bianconero contro l'Arsenal e lo scoppio di calciopoli, tenne a battesimo proprio la Juve nella prima giornata di serie B quale centravanti del Rimini. Pare un cerchio che si chiude e anche bene, perché quella fu pure la stagione dell'esordio in prima squadra (il 18 agosto in Coppa Italia, il 28 ottobre in campionato contro il Frosinone nel giorno in cui Del Piero siglò il gol numero 200 con la maglia della Juventus) di Claudio Marchisio (nella foto), altra gemma della Juve odierna che a Celtic Park ha stregato mezza Europa: sul suo valore non è lecito da tempo avere dubbi, così come sul fatto che il centrocampo bianconero possa giocarsela alla pari con chiunque.

«Serata da grande squadra», ha sentenziato Conte, il cui desiderio di volare basso fatica davvero a non esplodere.

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