"Sei piagnucoloso". "Tu un tecnico incapace"

Crisi giallorossa: aspettando Allegri, Osvaldo e De Rossi da gestire. Botta e risposta al vetriolo tra l'allenatore e il centravanti della Roma

"Sei piagnucoloso". "Tu un tecnico incapace"

Quando un «cinguettio» sul social network fa più rumore dei sassi tirati al pullman della Roma o dei nove arresti di pseudotifosi della «Maggica» nella notte dello psicodramma giallorosso. Dopo la bruciante sconfitta nel derby che ha reso fallimentare anche la seconda stagione targata Usa del presidente Pallotta, a Trigoria volano gli stracci. Andreazzoli (nel tondo) «scarica» Osvaldo (foto grande) dopo gli insulti ricevuti al fischio finale di Orsato, l'italo-argentino risponde con un tweet velenosissimo senza mai citare l'allenatore.

La stoccata del tecnico, risentito per l'atteggiamento del giocatore (seccato per la lunga panchina e il tardivo impiego) arriva dal circolo Canottieri Aniene dove sta per ritirare il premio dell'Ussi: «Osvaldo non è nuovo a queste scene sotto le telecamere, poi magari nel privato ha comportamenti un po' piagnucolosi. Parliamo di un calciatore che rappresenta anche l'ambito della Nazionale dove etica e giusti comportamenti sono capisaldi da perseguire, ma è un problema suo, non mio».

La replica al vetriolo dell'attaccante della Nazionale è immediata: «Facevi più bella figura se ammettevi di essere un incapace... Vai a festeggiare con quelli della Lazio va...». Non c'è il nome di Andreazzoli, ma l'obiettivo è chiaro. E l'esclusione dall'azzurro risulta logica, considerando anche che il ct Prandelli è attento ai comportamenti in campo e fuori. Più che il gesto deprecabile contro l'allenatore (oltre che il calcio rifilato al pannello della Lega), per il ct avrà contato il mancato rispetto del protocollo: Osvaldo, arrabbiato, si era rifiutato di ritirare la medaglia consegnata agli sconfitti dal presidente del Senato Grasso. «Osvaldo non potrebbe giocare nella Lazio - così il patron biancoceleste Lotito - mancano i requisiti per me fondamentali».

Il caso deflagra nel giorno dei processi e delle rese dei conti - con il dg Baldini che si è già assunto ufficialmente tutta la responsabilità del fallimento e il cui ruolo resta in bilico - tra le mura di Trigoria. Ma che la punta fosse un problema lo aveva già evidenziato Zeman («lui e De Rossi pensano ai fatti loro», l'entrata a piedi uniti del boemo qualche tempo fa), che poi ha pagato con l'esonero. Appena un mese e mezzo fa, lo stesso Andreazzoli aveva difeso Daniel («è un grande, su di lui situazioni ingigantite»). Uno dei bluff del tecnico che all'inizio della sua avventura sulla panchina giallorossa (era il 5 febbraio) disse: «So cosa fare, come farla e con chi farla». I risultati hanno dimostrato il contrario fino al capolinea nel derby di Coppa. E al benservito comunicatogli ieri.

La storia dei due anni dell'era americana a Roma somigliano tanto a un percorso da montagne russe con schianto finale contro i «cugini»: tanta presunzione e molti errori, progetti tecnici e sterzate obbligate, linee etiche e spogliatoi roventi, panchina passata da Luis Enrique a Zeman ad Andreazzoli, il caso De Rossi (mai così lontano dalla Roma), l'iniziale esclusione di Totti fino al suo ritorno a punto di riferimento. In più 29 sconfitte e nessun derby vinto, 118 milioni spesi sul mercato per una rosa dal monte ingaggi lordo di 75 rimasta ancora lontana dall'Europa. Per non parlare del bilancio societario in rosso. «Il rapporto con gli americani è ottimo - ha rassicurato ieri Ghizzoni, l'ad di UniCredit, socio di minoranza della Roma che da tempo cerca azionisti per dimezzare la propria quota -. Vogliono far crescere la squadra, ma bisogna usare l'intelligenza perchè anche nel calcio serve essere oculati e avere naso». Il rapporto tra proprietà Usa e banca italiana è il vero, difficile, punto di equilibrio dopo che lo scorso 17 maggio è stato annunciato l'aumento di capitale di 72,5 milioni degli 80 previsti. Il problema di «cassa» resta più che mai attuale. Gli ultimi scivoloni «made in Usa» la trattativa con Al Qaddumi - accordo preliminare firmato e poi stralciato per la mancanza di fondi del presunto sceicco - e il nuovo logo mal digerito dai tifosi.

E mentre Sabatini vola in Inghilterra per trattare con Pozzo dell'Udinese il difensore Benatia, il vero punto di ripartenza è la scelta del nuovo allenatore: il preferito resta Allegri, che a Trigoria avrebbero voluto annunciare già oggi, ma bisognerà attendere

il vertice di giovedì tra il tecnico toscano e Berlusconi. Ieri intanto da Trigoria sono partite tre telefonate ad allenatori (due sarebbero Bielsa e Pioli): gentile congedo o preallarme in caso di cerino rimasto in mano?

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