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«La boxe non è una moda, più controlli»

L'ex campione europeo dei medi: «Ingiusto morire a 27 anni dopo un match»

Giorgio Coluccia

Cadere e rialzarsi. Per vincere, dentro e fuori dal ring. Emanuele Blandamura, ex campione europeo dei pesi medi, ne ha superate tante, la vita gli ha piazzato davanti avversari che in realtà erano avversità. Ha sconfitto i demoni della droga, di un pedofilo e della depressione, come racconta nella sua autobiografia. «A 40 anni potrei sentirmi sereno, ma forse non lo sarò mai» afferma con un sospiro. Perché la boxe è vita e a volte può finire male.

Tre pugili deceduti in pochi mesi. Da arte nobile a sport mortale. Perché?

«Morire a 27 anni dopo un match non è giusto. Il pugile conosce il rischio, la boxe viene vista come una possibilità di cambiare la propria vita, non viene fatta per moda. Spesso pseudo pugili o circensi si cimentano a fare gli istruttori quando la tattica dei maestri è ben altra cosa. Servono contromisure».

Anche il tuo incontro di Roma a luglio contro Morrison stava finendo male. Cosa ricordi?

«L'intervento dei medici ha scatenato il panico, ma sono pronto a sfidarlo di nuovo. Dove e quando vorrà. E svelo pure un aneddoto. La Wbc ha fatto i controlli sul peso due ore prima del match e Morrison era nove chili oltre il consentito, quando il massimo è di cinque: 81.200 kg contro i miei 75.200 kg. Ho fatto a pugni con un massimo leggero, non per vantarmi, ma se poi succedono le tragedie».

A dicembre compirai 40 anni. Quanta fame hai ancora?

«La boxe è la mia vita, non metterò mai via i guantoni. Ringrazio i manager, aspetto di capire come continuare. In carriera ho perso 4 volte, solo k.o. tecnici, non ho mai finito un match a terra da battuto. È questo il mio carattere, mi piace contare le sconfitte che ho vinto, e non le vittorie».

Il più grande rammarico?

«La sconfitta contro Joe Saunders. Non l'ho mandata giù. Però mi godo ancora il titolo di campione d'Europa del 2016. È stata la mia gioia più bella, sono arrivato a giocarmi anche il titolo mondiale a Yokohama ed è stato il coronamento di un sogno. Tanti giovani mi hanno scritto, a loro continuo a dire più palestra e meno social. Io devo ringraziare i miei genitori e la mia compagna Veronica, fondamentale per la mia crescita».

Non solo combattimenti, anche divoratore di libri...

«Vero, leggo tanto e ho dovuto perfino mettere gli occhiali! Dopo Il vecchio e il mare di Hemingway, ho appena finito Il cacciatore di aquiloni di Hosseini. E ora ho iniziato il libro di Antonello Dose su come il buddismo ha cambiato la sua vita. Siamo compagni di fede, mi rivedo in quella che noi chiamiamo la rivoluzione di ciascuno. Io ho scelto la mia, con tutte le difficoltà che la vita mi ha riservato.

Ma anche quelle mi hanno aiutato, mi hanno reso ciò che sono».

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