Pirlo e Supermario in gol: l'Italia batte il Messico 2-1

Lo juventino festeggia cento presenze con una punizione d'oro. Balotelli risolve la sfida col Messico e conquista il Maracanà

Pirlo e Supermario in gol: l'Italia batte il Messico 2-1

Se il Brasile si innamora di Pirlo e Balotelli, possiamo scoprire tutti insieme un'altra Nazionale. Se il Maracana festeggia la foglia morta del poeta bianconero e la stoccata del milanista quasi fossero figlie del loro calcio, possiamo andare a letto con il cuore nello zucchero. È segno che la partenza nel torneo questa volta è felice e non solo per la statistica (piegato il Messico dopo 20 anni addirittura) e che la Nazionale apparecchiata da Prandelli, con qualche trovata degno del genio tattico italico, può fare strada tra la concorrenza del girone, il Brasile appunto. Il 2 a 1 di ieri al cospetto di un modesto Messico (stravolto dalla striscia di partite per la qualificazione) è il trampolino di lancio per il prossimo appuntamento col Giappone, annientato da Neymar e compagnia. Pirlo strega la platea per quelle punizioni col piedino caldo, Mario conquista l'ovazione del Maracanà grazie al sigillo finale con cui piega la resistenza messicana. Il giovane e il vecchio azzurro: sono il simbolo di questa Italia dalla doppia vita e dal doppio conio, Juve e Milan, l'aristocrazia del nostro calcio. Da dimenticare qualche distrazione difensiva. «Oggi sapevamo tutto quello che dovevamo fare» la chiosa del Ct.
Quando il gioco si fa serio, quelli seri cominciano a giocare. E a dettare i tempi di una Nazionale completamente diversa da quella censurata nelle precedenti uscite. Merito forse della suggestione del Maracanà, di sicuro della salute migliorata negli ultimi giorni, e della fragilità difensiva mostrata dal Messico, specie nel primo tempo e specie nella postazione centrale presieduta da Rodriguez. Il serio per eccellenza di questo gruppo è Andrea Pirlo, al centesimo gettone, campione di biliardo oltre che di calcio, specie quando, giusto a metà della prima frazione, può calciare una punizione non con le tre dita, alla Branco per intendersi, ma a girare sulla traversa, traiettoria perfida e velenosa che conclude la corsa nell'angolo scoperto. Quel gol (primo italiano al Maracanà) è il premio a una prova scandita dai tiri, a ripetizione, una specie di raffica, di Balotelli messo in azione, nonostante sia da solo a battagliare nella difesa messicana, da incursori di varia estrazione, Montolivo, Giaccherini, de Sciglio, Abate, provenienti da centrocampo e difesa, secondo uno schema tattico improvvisato ma efficace. Funziona meglio la catena di sinistra con De Sciglio, Montolivo e Giaccherini, una dimostrazione di perfetta collaborazione Juve-Milan in format azzurro. L'unico neo è rappresentato dal deficit di Marchisio (non a caso sostituito da Cerci a metà di seconda frazione) che fatica a trovare posizione e collegamenti con gli altri sodali giocando da mezz'ala destra, non è proprio il lato né il ruolo preferiti. Non tutti i seri della pattuglia azzurra collaborano con Pirlo e Montolivo, con Balotelli, Giaccherini e De Rossi. Per esempio Abate prima (traversa scheggiata da Guadrado con deviazione millimetrica dei polpastrelli di Buffon) e Barzagli poi commettono un paio di strafalcioni che consentono al Messico di acciuffare il pari, sia pure su rigore, firma di Hernandez, il Chicharito dell'United. È un vero peccato che si aggiunge al rimpianto per i penalty (uno su Balotelli e uno, addirittura più vistoso, commesso su Pirlo, schiacciato in un panino) e il gioco allestito dalla Nazionale: pieno di aria, di geometrie, e di buone iniziative d'attacco. Appena la stanchezza toglie un po' di lucidità alle cadenze azzurre, nell'ultimo tratto di sfida, ecco l'Italia tradire qualche affanno di troppo mentre il Messico resta assediato nella sua metà-campo così da rischiare l'osso del collo da un momento all'altro.

Possono tenere Balotelli, rifilargli qualche randellata nelle caviglie, senza riuscire a intimidirlo, ma appena riesce a mettere la faccia davanti alla porta, sul tocco alla cieca di Giaccherini, SuperMario si fa largo come in una stazione della metropolitana milanese alle 8 del mattino, e buca il portiere messicano in vana uscita. È il sigillo a un debutto promettente in Confederations.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica