C'è anche la difesa blindata tra i segreti del nuovo Milan

C'è anche la difesa blindata tra i segreti del nuovo Milan

Dicono: può succedere solo nel calcio. Forse. Di sicuro è successo all'ultimo Milan. Dalla zona retrocessione, sfiorata nelle prime 8 partite, si è ritrovato schizzato in alto, terzo posto conquistato e difeso con valore, a caccia del secondo occupato dal Napoli. E siamo soltanto alla prima settimana di marzo. È accaduto tutto in pochi mesi e senza un'apparente spiegazione scientifica. Dal calciomercato è arrivato, come rinforzo autentico, solo Mario Balotelli. È vero, 5 gol in 5 partite, sono un parziale da guiness dei primati ma un uomo solo non può trasformare una squadra di brocchi in un gruppo di collaudati campioni. «Se pensiamo allo Zapata nella partita col Genoa dell'andata e a questo Zapata, c'è una differenza abissale», il giudizio di Beppe Bergomi che di calcio e di difensori deve intendersi proprio. Ecco allora il primo dato: rivoluzionare una squadra in una sola estate si può, trasformarla in una squadra di calcio è molto più complicato e c'è bisogno di tempo. I numeri sottolineano la grande impresa. Eccoli: nelle ultime 20 partite, il Milan ha incassato la fortuna di 44 punti. «24 punti nelle ultime dieci partite» il parziale citato ieri mattina da Adriano Galliani perché impreziosito dall'imbattibilità fin qui conservata dai berlusconiani.
Appena sei i punti lasciati per strada tra cui 2 nel derby, 2 a Cagliari e 2 alla Sampdoria: una marcia quasi trionfale che avrebbe fatto rima col primo posto se non fosse stata appesantita dai ritardi della prima fase. Altro dato significativo: con Pazzini in campo (13 gol in campionato), il Milan ha sempre vinto, venerdì sera compreso. È diventato una sorta di talismano. Perciò le ultimissime notizie sul conto della sua salute hanno reso meno allarmante il referto: «non c'è niente di rotto per fortuna», ha garantito Galliani. E visto che Pazzini, secondo la vulgata, non avrebbe più visto boccia per l'arrivo di Balotelli, ecco l'altro dato: ha fatto gol in 10 delle ultime 12 partite l'ex centravanti dell'Inter che avrebbe fatto molto comodo a Stramaccioni. Infine, a chiusura di una settimana che prepara il viaggio della speranza nel santuario del Barcellona, sono arrivate anche le scuse di Constant, protagonista di quella sciagurata reazione che l'ha portato fuori durante l'ultima mezz'ora. Anche qui, qualche labiale significativo e la testimonianza diretta dello stesso Bergomi («se uno si comporta così è perché pensa che il rivale voglia farti saltare la partita di Champions», la chiave di lettura azzeccata dell'opinionista Sky), hanno consentito di ricostruire meglio il clima elettrico di Marassi. «Possono anche picchiarmi ma è l'arbitro che deve intervenire per impedirlo», la spiegazione semplice semplice di Mario Balotelli che è stato subito "centrato" da Granqvist.
E tra gli errori attribuiti a Damato, l'arbitro, sono stati dimenticati le mancate espulsioni di un paio di genoani dal fallo (durissimo) facile. Così, alla fine di un sabato di apparente serenità (Mexes più no che sì), il Milan si è ritrovato a caccia del secondo posto nonostante la lezione di matematica data da Galliani a Conte. «L'anno scorso il Milan non è mai stato 7 punti davanti alla Juve ma soltanto 4, perciò ho detto che lo scudetto bianconero è sicuro.

La mia foto a Torino in tribuna con gli Agnelli e i dirigenti del Toro è del maggio '87, giorno dello spareggio Milan-Samp. Checchè ne dica Conte, io sono milanista», la stoccata finale. Vuoi vedere che ricomincia anche il duello con la Juve?

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