C'è Italia-Brasile storia di un tabù lungo trentun anni

Non li battiamo dall'82. Prandelli: "Ci vuole coraggio". Il ct schiera Osvaldo con Balotelli e lancia De Sciglio

C'è Italia-Brasile storia di un tabù lungo trentun anni

Stasera il mitico Brasile. Dopo Francia, Germania e Inghilterra, le amichevoli in sequenza fin qui timbrate. All'appello manca solo l'Argentina di sua maestà Leo Messi e poi il parterre è completo. Andare a scuola dalla meglio nobiltà del calcio è cosa buona e giusta al fine di misurare, con qualche precisione, il destino futuro dell'Italia di Prandelli. Certo, la Confederation cup del prossimo mese di giugno è un test ancora più importante a un anno esatto dal mondiale di Rio, eppure le curiosità e le attese sono tante questa sera a Ginevra. Primo: perché Brasile-Italia può essere considerato davvero il derby del mondo, visto che luccicano ben nove titoli iridati. Secondo: nella storia gli incroci che contano hanno sempre scandito gioie e dolori, la grande impresa del Sarria in Spagna '82 firmata da Pablito Rossi, la grande delusione di Usa '94 incarnata dal pianto di Franco Baresi. Terzo: come il Brasile, anche la Nazionale azzurra è avviata lungo la strada, tortuosa, ma virtuosa, di un cambio generazionale che può condurre a soddisfazioni ma anche a qualche improvviso e rovinoso rovescio.

Che il confronto di questa sera conti più del viaggio a Malta di martedì prossimo (valevole per il girone di qualificazione) è documentato da un dettaglio: Cesare Prandelli ha abolito una tradizione (formazione declinata alla vigilia) e introdotto un pizzico di mistero sulle scelte che sono comunque tutte note. A cominciare dalla coraggiosa idea di spalancare le porte azzurre a Mattia De Sciglio, schierato a sinistra, come gli capita anche nel Milan quando l'altro valico è occupato da Abate, per finire al ballottaggio di trequartista vinto da Giaccherini (più fresco di Montolivo) e alla coppia d'attacco con Osvaldo partner di Balotelli. «Il Brasile è la squadra tecnicamente più forte, dobbiamo affrontarla con idee e con coraggio», la formula semplice semplice ideata dal ct per motivare una squadra che ha forse bisogno di qualche medaglia sul petto (tradotto: un bel successo) per accrescere la propria autostima e maturare sotto i riflettori sempre accesi della critica.

È un vero peccato che la famosissima Seleçao debba rinunciare a talenti allevati di recente dal campionato che ha ripreso a reclutare qualche nome eccellente. Eppure don Filippo Scolari è pronto a schierare un bel tridente d'attacco che è tutta una novità, con Hulk, Fred e Neymar, quest'ultimo segnalato da Prandelli come «il brasiliano in assoluto più promettente e interessante della generazione». Ancora più gratificante è il passaggio successivo perché il paragone apparecchiato («come El Shaarawy oltre a fare gol corre tanto») è un avviso al giovane milanista messo da parte nell'occasione forse solo perché giudicato non proprio in brillantissima forma. Certo Osvaldo, rimasto fuori dalla Roma, non è in gran spolvero ma questo è un altro ragionamento. Piuttosto sulla panchina verdeoro continua a fare ragnatele Kakà, da utilizzare contro la Russia. Secondo Scolari il suo futuro potrebbe essere da regista centrale di centrocampo, alla Pirlo per capirsi, seguendo lo stesso percorso utilizzato dallo juventino quando al Milan Ancelotti decise di impiegarlo con quelle particolari funzioni.

L'ultimo precedente con i brasiliani non fu dei più confortanti: secco 3 a 0 durante la Confederation cup del 2009 preludio a quel mondiale disarmante giocato l'anno successivo dai superstiti di Berlino. Per rintracciare un momento felice del calcio azzurro bisogna addirittura risalire al pomeriggio afoso del Sarria, Barcellona: la bellezza di 31 anni prima.

Non c'è Chiellini nella difesa azzurra (tornato a casa per una caviglia ammaccata) e forse eviteremo di assistere a scene di altro sport in area di rigore. «Sfidiamo i migliori» sentenzia alla fine Pirlo e perché non siano i migliori a vincere sempre, forse è indispensabile che l'Italia di stasera faccia scintille.

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