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«C'è Thohir? Non voglio distrazioni»

«C'è Thohir? Non voglio distrazioni»

nostro inviato ad Appiano Gentile

Quando si è venuti a sapere che i sudamericani rientreranno due giorni dopo gli altri, qualcuno si è subito preoccupato: ma come? Non sarà addirittura rischioso?
Si stava parlando delle vacanze di Natale. Mazzarri fa: «Per carità, nella vita il rischio è dietro l'angolo ma occorre anche essere equi e i sudamericani perdono due giorni per tornare alle loro famiglie, l'ho detto al gruppo e nessuno ha avuto obiezioni». Scusi, ma quando l'ha detto? «Subito a inizio stagione quando si è parlato di vacanze di Natale». Ovvio. Se Erick Thohir era alla ricerca di un allenatore meticoloso e precisino, non poteva trovare di meglio, Walter Mazzarri ai primi di luglio mentre metteva giù la squadra per sfidare il Trentino team e il FeralpiSalò, ha pianificato le ferie al gruppo e tutto sta ancora filando liscio. A Icardi gli ha addirittura consigliato uno stage a casa Milito: «Per capire come si diventa un campione, che vita condurre e quali sacrifici nel caso intenda fare calcio a certi livelli». Pareva più un rimprovero.
Gira la voce che faccia così per tenere alta la pressione interna, ci sono in giro troppe distrazioni, Thohir in tribuna, una cinquantina di reduci che faranno il giro del campo, trombette, bandiere e intanto Sinisa Mihajlovic sta prendendo tutto maledettamente sul serio e ha chiuso Bogliasco nel timore di spie milanesi. Sulla strada del Poggio è stato addirittura monitorato un papà con tanto di passeggino: è vero o è una vedetta di Mazzarri?
«La Samp è una squadra insidiosa e pericolosa, rivitalizzata da Mihajlovic che è un ottimo allenatore e noi non dovremo farci distrarre dal contorno - ha commentato Mazzarri -. Leggerezze e ingenuità ci hanno già fatto perdere troppi punti». Poi ci ha spiegato come fa la formazione: «Intanto parto sempre dalla squadra che mi ha giocato l'ultima partita, se mi ha fatto bene e non ci sono incidenti o squalifiche, i titolari sono loro». Con i dettagli: «Campagnaro lo devo recuperare facendolo giocare, da lui pretendo di più. Ranocchia mi ha giocato bene sia da centrale sia a destra poi è stato fermato dalla squalifica. Nagatomo lo riavrò fra una decina di giorni, Zanetti a sinistra è un'opzione ma so che non ha i novanta minuti e schierarlo significa avere già un cambio sicuro. Sarebbe l'ennesima bocciatura di Alvaro Pereira? Veramente quando si è infortunato Nagatomo è entrato lui. Qui la maglia attaccata alla pelle non ce l'ha nessuno, il discorso è chiaro. Cambiasso? Quando vedrò la squadra padrona di se stessa, se potrò fare certi cambi, li farò. Il singolo si esalta solo se la squadra fa bene. Bocciato Kovacic? Ma si gioca in undici, se gioca lui deve star fuori un altro e allora mi verrete a dire che è bocciato l'altro. No, non ho visto Palacio stanco, io cerco di capire di cosa ha bisogno la squadra e poi decido. Il cambio di posizione fra Alvarez e Guarin è nato proprio guardando il campo, ho pensato che fosse la cosa migliore per loro e soprattutto per la squadra». Poi, giusto per metterlo sereno, qualcuno gli ha ricordato che a San Siro ci sarà per la prima volta il neo presidente: «Thohir in tribuna? Non facciamoci distrarre».

Ancora non sapeva della improvvisata di Thohir e Moratti ad Appiano nel tardo pomeriggio, strette di mano, sorrisi e cena di gruppo.

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