Atterra l'Aeroplanino di un Milan che non volava più. A scuotere il Diavolo ci deve provare Ringhio. La svolta si consuma all'alba di ieri: il Milan esonera Vincenzo Montella e si affida a Gennaro Gattuso. Lo sfortunato pareggio senza reti con il Torino ha fatto sfociare la riflessione prolungata delle ultime settimane in un vertice subito dopo la gara contro il Toro. Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli hanno rotto gli indugi, allertato Gattuso, poi, nel cuore di una notte insonne in conference call dalla Cina, Yonghong Li e David Han Li, hanno condiviso la decisione di cambiare. Anche perché i 240 milioni investiti in estate fanno il rumore del fallimento di fronte alla classifica. E soprattutto ai nove punti in meno rispetto all'anno scorso. Dunque Gattuso, che nelle ore dell'annuncio era al carcere di San Vittore per un incontro con i detenuti, deve ricompattare quell'ambiente che ha dilapidato l'entusiasmo di tre mesi fa. I giocatori non avranno più alibi: se la risposta fosse ancora negativa, in discussione finirebbe il mercato e i responsabili sarebbero altri. L'ad Fassone ammette: «Decisione inevitabile, ma errori di tutti». Così il ds Mirabelli: «Serviva una scossa. Crediamo di aver costruito una rosa giovane ma forte, ci aspettavamo qualche punto in più. Abbiamo avuto più problemi del previsto».
E così scontrandosi con la sua storia, il Milan vive un'altra fine e un altro inizio a stagione in corso. Tutto certificato da un tweet senza ringraziamenti al tecnico uscente, ma a rimediare ci ha pensato il comunicato ufficiale. Per Gattuso, invece, è arrivata subito l'investitura di Silvio Berlusconi: «Ho avuto una lunga, affettuosa e cordiale telefonata con il mio vecchio guerriero Rino Gattuso». Montella a quel punto a Milanello aveva già salutato la squadra, per poi pranzare con il ds Mirabelli e lo stesso Gattuso, in un insolito passaggio di consegne a tavola. Montella se n'è andato con stile, ha chiarito con Bonaventura lo screzio durante il cambio con il Torino, e poi ha rivendicato: «Abbiamo vinto la Supercoppa, siamo tornati in Europa». E poi laconico: «La squadra mi seguiva. È un gruppo sano, dopo un inizio con incomprensioni». Lucido nell'individuare l'errore più grande: «In estate abbiamo alzato un po' troppo le aspettative. Tutti».
Montella è al primo esonero: «Non mi aspettavo questa tempistica». Vale a dire: proprio adesso che stavamo trovando la quadra, il pensiero sintetizzato. E condiviso anche dalla squadra.
Ora tocca a Gattuso. Ieri subito una full immersion con lo staff e con Mirabelli. Oggi dirigerà il primo allenamento (tolto il giorno di riposo), poi la presentazione a Milanello. Nello staff il vice sarà Luigi Riccio. Il preparatore atletico resta Mario Innaurato, appena arrivato.
Con Ringhio il Diavolo ci riprova con una bandiera riportata a casa proprio dal Milan cinese la scorsa estate. Negli stessi giorni in cui Montella firmò il rinnovo del contratto rimanendo di fatto l'unico elemento di continuità tra la vecchia e la nuova proprietà. Con Fassone e Mirabelli fino all'ultimo c'è stata sintonia, consolidata anche dal rito del sigaro fumato a fine gara, saltato solo dopo il Torino. Via Montella, resta la nebbia del fumo attorno al Milan che cambia il settimo allenatore in cinque stagioni.
Tocca a Gattuso salvare il salvabile o stupire, mentre sullo sfondo c'è sempre Antonio Conte per giugno. Anche se Fassone dice: «Per Rino grande occasione». E il calabrese Mirabelli blinda il corregionale: «Ha poca esperienza? Conta il suo dna vincente. Solo un traghettatore? Non pensiamo già al funerale di Gattuso».
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