Il Cagliari e un'isola felice. Col Ninja si sogna l'Europa

Sardi quinti grazie al talento ritrovato di Nainggolan e al filone uruguagio con Nandez. E a un club solido

Il Cagliari e un'isola felice. Col Ninja si sogna l'Europa

Sa domu è sa domu, cioè la casa è la casa, che sia piccola o miserabile, resta la casa. Non c'è dispregiativo, neppure accrescitivo o diminutivo. Non esiste nel concetto e nel pensiero. E il Cagliari è il Cagliari, dovunque si trovi: ai confini della serie B o ai confini dell'Europa. Sono quasi 100 anni che esiste questa storia in rosso e blu, club fondato il 30 maggio 1920 dal chirurgo Gaetano Fichera. Chissà mai che il pallone non abbia intenzione di brindare alla ricorrenza. Anzi, due ricorrenze: 100 anni di Cagliari, 50 anni dallo scudetto di Nenè, Riva e Brugnera, Albertosi e Tiddia, Gori e Cera.

Sogno in sardo si dice sonnu. Per noi sarebbe sonno, magari tradurremmo di sbieco dicendo suono: il suono dei gol di Nainggolan, che valgono amore per una moglie e atto di fede nella squadra dell'isola, l'euforica generosità di Nahitan Nandez, indiavolato uruguaiano arrivato a ritessere il filo del ricordo con i sudamericani che hanno reso orgoglioso il mondo dei quattro mori. L'Uruguay calcistico è una colonia sarda: Pepe Herrera, Enzo Francescoli, Danel Fonseca, David Silva, Fabian O'Neill, Diego Lopez che ne è stato anche capitano. Senza dimenticare il centroamericano David Suazo, tuttora miglior goleador in un solo torneo (22 reti). Oggi ci sono Castro e Simeone made in Argentina, il brasiliano Joao Pedro. Il sonnu non è forse il gioco preciso e pungente architettato da Maran, ma l'attuale 5° posto in classifica. L'allenatore ha rischiato la panchina dopo le prime due giornate: due sconfitte e il mugugno facile. Poi sono state 4 vittorie e 2 pareggi, solo 7 reti subite come Juve e Inter che stanno poco avanti.

Vista così, ha più chances il Cagliari di andare in Europa League di quante ne tocchino al Milan: sognare non costa. La Sardegna felice divide tifo e appagamento fra la palla nel cesto del basket a Sassari e il pallone in gol a Cagliari. Poi c'è anche la Juve: almeno metà isola ha inclinazione verso il bianconero. Seppur ci sia un pizzico di famiglia Moratti a far la storia e Tommaso Giulini sia stato per anni un socio nerazzurro.

Quest'anno ci sta provando con la chicca: una squadra equilibrata e dosata fra talento e calcio rigoroso. Era da 15 anni che il Cagliari non stava così in alto in classifica. E Lulù Oliveira, brasiliano diventato belga, lo condusse al protagonismo nella coppa Uefa 1993-1994. Il Belgio porta sempre buone notizie: omaggio al ritorno di Nainggolan. Il Ninja è uno delle scommesse del Cagliari: con il portiere Olsen, devastato dall'esperienza a Roma, e il croato Rog, disilluso dall'annata a Napoli, si fan strada nella via del riscatto. In stand by c'è Leo Pavoletti, sfortunato capoccione, che aveva allungato la schiera delle punte italiane del non ti scordar di me: Gigi Riva e Gigi Piras, Boninsegna, Virdis e Muzzi.

Questo è un Cagliari costato 39 milioni in acquisti, che ha mollato l'enfant du pays, Nicolò Barella, per un affare da 45 milioni, ed oggi si ritrova con una rosa che globalmente ne vale 175, una classifica verde speranza: il finale di 15 anni fa, fu un po' balordo (dodicesimi). Stavolta? Mai dire mai.

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