C'è qualcuno che prende atto di una sconfitta e sono i calciatori. Oggi assemblea del sindacato, ma con lo zaino in spalla di una sconfitta annunciata e, visto che i migliori fra loro non amano perdere, forse andrà fatta qualche valutazione e un buon esame di coscienza di gruppo. Il candidato Albertini, nel suo incessante parlare di questi ultimi giorni, ha toccato il punto assolvendo la categoria. «Anche in questa campagna elettorale ho vissuto il corporativismo che esiste in federazione. Forse non siamo pronti perché un calciatore, o ex tale, possa essere un presidente di tutti». O forse i giocatori, anche stavolta, non sono stati capaci di far sentire il peso, dimostrare una esistenza, convincerci che non dipendono solo da stipendi milionari ma pure da una testa che sappia ragionare e mostrare qualità. Albertini ha cercato di spiegare un programma, ma è rimasto solo a propagandare le idee.
I calciatori potevano pesare, gli era stata aperta la via dalla immonda baruffa elettorale. E, invece, se ne sono stati zitti, alzate di spalle, hanno lasciato parlare solo i colleghi di Roma e Juve che avevano chiari interessi di parte presidenziale. I giocatori non contano perchè non hanno percentuali sufficienti, ma anche perchè non vogliono contare. Nelle società sono dipendenti e devono rispetto a chi paga, qui sono parte in causa e devono imporre un pensiero per migliorare il loro mondo. Queste elezioni avevano aperto un'autostrada: cominciate a tenere una linea, a sfruttare in massa l'uso di social, proponete idee davanti ai media. Invece tutti zitti, nascosti e incapaci di mostrare che un giorno potrebbero diventare manager e dirigenti della loro federazione.
«Con una battuta si potrebbe dire che la federazione di Tavecchio è in bianco e nero, quella di Albertini in Hd», riassume l'ex giocatore dimenticando di avere vissuto tanti anni in bianco e nero come dirigente federale. Ed è stata facile la replica di Lotito: «Ritengo che Tavecchio abbia un consenso tale da poter fare il presidente, nonostante tutte le pressioni mediatiche e questo atto di killeraggio elettorale messo in campo da persone con fini che non hanno nulla a che fare col calcio». Allusioni chiare a giornali, Tv e strizzata d'occhio al Coni. Oggi i calciatori dovranno presentare (3 uomini e 1 donna secondo l'articolo 26 comma 1 dello statuto) i candidati al consiglio federale. E se Tommasi non sbaglierà scelte potrebbe essere la via per la vicepresidenza. Macalli ha escluso due vice delle leghe di serie A e B (poteva essere la sorpresa nella governance annunciata da Malagò), dunque rifacendo la conta ci sta un posto per Abodi (serie B), in nome della fedeltà, e magari per un rappresentante dei calciatori.
La crociata della serie A si è arenata al documento firmato da solo nove club. Un errore tattico e strategico: o presenti il documento con dieci firme che mette in seria crisi l'appoggio della A e costringe Tavecchio a rivedere la propria candidatura, oppure lo tieni nel cassetto. Narra la leggenda che il gruppo dei no Tav della serie A abbia l'undicesima squadra (Verona), ma non la decima perchè nessuno vuole apparire come il club che segnerebbe la linea di confine del ribaltone.
Fra l'altro Agnelli, il grande oppositore, non si presenterà nemmeno al voto, essendo in tournèe dalle parti di Thohir al quale ha inviato il solito sms per sapere come la pensa sul si Tav e no Tav. E quello, da asiatico furbo, ha demandato l'ingrato compito della risposta nell'urna ai dirigenti. L'annunciato voto di coscienza nerazzurro comprende l'annusare il vento che spira, stante una acquisita disponibilità a votare la parte di Lotito e Tavecchio.
Si annunciano votazioni lunghe, col rischio di arrivare a notte.
Poi, quando finalmente la Figc avrà trovato uno straccio di presidente (o commissario), sarà il tempo della scelta del ct: Conte e Mancini i favoriti. Prevale l'idea che debba essere uno con l'attitudine al selezionare più che ad allenare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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