di Tony Damascelli
Cristiano Ronaldo non è stato informato. Nemmeno Luka Modric. Il calcio italiano è una commedia grandiosa grazie al loro arrivo, ormai probabile quello del croato dopo quello ufficiale del portoghese. Un mondo del pallone gonfiato che gioca con le figurine milionarie ma ha le pezze nel sedere e non prova vergogna alcuna. Sotto l'altare del mercato c'è la polvere delle istituzioni, lega e federazione commissariate, il nulla che procede fregandosene del resto.
Dodici anni fa la vicenda gravissima di Calciopoli venne affrontata e risolta nel giro di pochissime settimane con le condanne che tutti conoscono e ricordano. Oggi il teatrino è miserabile, il Palazzo è vuoto, gli organi di giustizia sportiva si allineano alla pochezza generale, il caso Chievo è una barzelletta che non fa ridere nessuno, se non i diretti interessati allo scandalo. Il tribunale federale, sono ventisei in organico, va in ferie, dunque il processo slitta a settembre, la serie A incomincia portandosi addosso l'odore nauseabondo di una truffa. Ai giudici questo non interessa, le vacanze sono sacre, a differenza dell'estate del Duemilasei.
Dietro il Chievo il diluvio o la discarica, dipende dai gusti. Il Crotone schiuma rabbia contro Campedelli e le plusvalenze farlocche, il Cesena a giudizio come complice è stato invece già punito ma è anche cancellato dal tabellone per mancanza di denari; poi c'è l'Avellino escluso ieri definitivamente dalla B e a caccia di un posticino per ripartire dalla serie D; ma ci sono anche i casi legali in sospeso di Ternana, Palermo, Pro Vercelli, Siena, Entella, Novara, Catania, Parma. Tutto questo accade nel silenzio generale delle istituzioni che sono imago sine re, immagini senza sostanza, con il peso politico di una assemblea condominiale.
Il clamore del calcio mercato, le magliette di Cristiano Ronaldo e il profumo di Modric, l'affare Higuain e l'arrivo di Ancelotti, nascondono questa pantomima che ben illustra le due velocità del nostro football, un sistema nel quale un presidente può benissimo dire e ribadire che il campionato è vinto da chi imbroglia e non riceve nemmeno un invito a calmarsi o a presentare la documentazione necessaria, un campionato nel quale il calendario è spalmato ma anche la visione dello stesso su varie emittenti non del tutto definite.
Un quadro che fa tornare alla mente le parole di Sergio Marchionne sul mondo Fiat che è poi il sistema Paese: «Arrivai la
prima volta nel mio ufficio ad agosto, nel Duemilaquattro. Non trovai nessuno. Noi perdevamo, al tempo, 5 milioni di euro al giorno, ma erano tutti andati in ferie. In ferie da cosa?».Il calcio italiano è in ferie da sempre.
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