Armando Borghi, presidente del Golf Club Milano è anche l'amministratore delegato di City Life, il nuovo quartiere che sta cambiando la città. Dunque è sia manager che appassionato.
Presidente Borghi quanto avete lavorato per quest'Open?
«Siamo partiti in anticipo perché l'Open 2015, quello dell'Expo, finisse a Milano. Sei anni fa proposi la candidatura al club con plebiscito di consensi…».
Ci sono soci che non presterebbero mai il "loro" circolo…
«È po' la vulgata comune, ammetto, ma i nostri soci stanno mostrando tutti la massima collaborazione. Hanno prestato i loro cart, hanno svuotato i loro armadietti per darli ai giocatori. Sono pronti a fare i volontari. Per noi è una questione d'orgoglio».
Veniamo all'organizzazione. «Questa parte è stata affidata alla Federazione che ha svolto un lavoro straordinario e farà dell'Open uno show sportivo e mediatico . Ogni passo è stato seguito dai tecnici del Pga Tour: la preoccupazione è di offrire ai professionisti un campo all'altezza».
Un persorso difficile....
«Prima di tutto. Già nel 2010, quando ancora non avevamo certezze, abbiamo investito allungando il percorso e intervenendo su sei back-tees. Abbiamo mobilitato una trentina di persone sotto la guida del nostro green-keeper, un giovane di 29 anni: stanno tagliando i fairways alle quattro e mezza del mattino...»
La sua idea sulla crisi di vocazioni golfistiche?
«Segmentare l'offerta. Inutile cercare di soffiare soci ad altri circoli. Se si vuol far pagare poco è inutile avere servizi e optional ridondanti mentreil circolo che ha una tradizione da difendere non può permettersi di scadere. Nel golf c'è posto per tutti: si può scegliere di andare da McDonalds o optare per uno chef stellato»
Intanto ecco l'Open, il settimo per il Golf Club Milano.
«Sarà fantastico: il Parco di Monza sarà l'Expo del grande golf ».
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