Capolavoro Balotelli, l'Italia non stecca

Il Brasile in vantaggio di due gol si fa rimontare da De Rossi e da un gran gol del milanista

Capolavoro Balotelli, l'Italia non stecca

Se Julio Cesar, il portiere, è alla fine della sfida di Ginevra il migliore del Brasile vuol dire che è la storia che si rovescia. L'Italia comanda nel gioco e nelle occasioni da gol senza riuscire a monetizzare il suo primato. Esaltando la bravura e il tempismo del portierone un tempo all'Inter, autore di almeno due-tre prodigi, in specie su Balotelli. Ecco la vera stella di Ginevra. Al cospetto dei più bravi, dei più medagliati, dei cinque volte campioni del mondo, luccica il talento sublime di Mario nostro che firma un gol da cineteca e ne sfiora altri due o tre. Si ferma solo dinanzi alla bravura del portiere ai tempi sodale ad Appiano Gentile ma lascia il segno sulla serata e in particolre sul futuro. Se il Brasile si difende, con le unghie del suo portiere, vuol dire che la Nazionale giovane e spensierata di Prandelli ha qualità che promettono e risulta anche dotata del necessario orgoglio per risalire la china di una sconfitta pesante (0 a 2), maturata all'intervallo. Così finiscono un paio di maledizioni. Le sconfitte azzurre nelle amichevoli, l'incapacità di far gol al Brasile. Convincono in tanti, dietro Balotelli. De Sciglio, al debutto, poi anche Cerci, c'è qualche bocciatura da pronunciare ma il voto complessivo alla Nazionale è positivo, molto positivo. Anche se emergono difetti e distrazioni. A un anno dal mondiale, l'Italia sembra più avanti del Brasile, costretto a giocare di rimessa per spaventare Buffon.

Separare il risultato dal gioco (e dalle occasioni da gol). È l'unica consolazione che soccorre all'intervallo Prandelli e i suoi, mortificati dal 2 a 0 a quel punto maturato a Ginevra, ma in qualche modo soddisfatti dalla resa del gioco. Capita di rado, persino nell'album dei ricordi, vedere l'Italia mettere sotto il Brasile, legarlo quasi al palo del supplizio, chiamando in causa almeno 3-4 volte Julio Cesar per evitare di arrendersi alle stoccate di Balotelli o alle incursioni di Maggio o ancora al sinistro a girare di Pirlo. D'accordo: separare il risultato dal gioco. Ma anche in queste occasioni non bisogna chiudere gli occhi e provare a segnalare inadempienze ed errori che possono spiegare la mutazione genetica dei penta campioni brasiliani. Per esempio il loro stile di gioco: invece che compassato, palleggiato, diventa una lama capace di provocare ferite. Alla mezz'ora scaduta da qualche minuto, su un cross qualunque, con palla "spizzata", Fred si ritrova incustodito a due passi da Buffon e non può sbagliare. Dieci minuti dopo Neymar e Oscar organizzano un contropiede che sembra preso pari pari dal manuale di calcio italianista, finalizzato dal campioncino del Chelsea. I peccati dell'Italia sono essenzialmente due: la mancata cattiveria degli attacchi (comincia Giaccherini, chiude Balotelli dal limite) nelle ripetute occasioni collezionate nel primo tempo e la ridotta attenzione nel lasciare agli spietati cecchini brasiliani un paio di pallette utili.

Due quelle costruite nel primo tempo, due gol: Scolari può considerarsi molto soddisfatto dal cinismo di questo nuovo Brasile. Se Montolivo e Pirlo, col contributo di De Rossi, garantiscono geometrie e lanci precisi, da Giaccherini e Osvaldo invece provengono qualche scarabocchio e inefficienza fisica da parte dello juventino, chiamato dal Ct a presidiare la zona centrale, da tre-quartista insomma con scarsi risultati.
Prandelli è capace di squadernare lo schieramento nella ripresa (dentro subito Cerci ed El Shaarawy, fuori Pirlo, per farlo rifiatare, e Osvaldo, scadente il rendimento del romanista) per disegnare un tridente di sicura efficacia che produce subito effetti virtuosi sul risultato e sul Brasile, preso quasi alla sprovvista dall'orgogliosa reazione azzurra. Appena pensano d'aver messo in banca la sfida, ecco che i famosi verde-oro smarriscono il filo del gioco. Basta una fiammata, bastano tre minuti di fuoco per annullare il gap accumulato e rimettere in perfetta parità il risultato. De Rossi (su angolo) e Balotelli con una prodezza balistica dal limite sono i protagonisti della suggestiva rimonta impreziosita più avanti da altre mete sfiorate dagli azzurri (Balotelli murato da Julio Cesar, Bonucci di testa sfiora l'incrocio).

Il Brasile chiude con l'affanno nonostante l'arrivo di Kakà e di Diego Costa: Balotelli ha energie per metterlo al muro e martellarlo in società con Cerci (superata bene l'emozione del debutto). Delle stelle del Brasile, la più attesa, Neymar, si vede a tratti, come un neon che si accende e si spegne. Appuntamento alla prossima Confederation per decifrarne le dimensioni.

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