
Le mani grandi e ruvide, la morbidezza.
Nevio Scala, 77 anni, osserva i suoi filari di Garganica correre verso il monte Lozzo. Produce vini biologici venduti al 70 per cento all'estero, perché nessuno è profeta in patria.
Uno scudetto e una Coppa Campioni da giocatore del Milan, in panchina una Coppa Uefa, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa europea e una Coppa Italia con il Parma.
Accanto a merlot e moscati, anche un'Intercontinentale con il Borussia Dortmund. Da 10 anni non è più presidente del Parma: lasciò dopo l'esonero di Apolloni, già autore del gol partita nell'ultimo Parma-Napoli vissuto da Scala in panchina.
Mister, Parma-Napoli: prevarrà la necessità di salvarsi o la voglia scudetto?
«Sarà complicato per entrambe, ma il Napoli ha più esperienza. Non me ne voglia Conte, però spero che il Parma prenda almeno un punto per salvarsi».
Chi la spunterà tra Napoli e Inter?
«Un punto in più a due dalla fine è un grande vantaggio e l'Inter sta pensando alla Champions. Spero non si arrivi allo spareggio, da incastrare a ridosso della finale. Certo, sarebbe uno spettacolo per il calcio italiano».
Un calcio che celebra Ancelotti ct del Brasile. Ma lei è stato tra i precursori dei mister italiani all'estero: Germania, Turchia, Russia
«Per me in Russia, sul campo, andò male: società allo sfascio, giocatori in camera iperbarica perché dopati, il nostro migliore Titov squalificato per un anno. Poi la barriera linguistica: l'interprete traduce le parole, non il sentimento».
Se le dico Russia e Ucraina cosa pensa?
«Ho vissuto nel Donbass, guidavo una Lada Niva, la macchina del popolo. Ho visitato tutti i monasteri attorno a Mosca, da allenatore dello Spartak ho avuto il privilegio di entrare al Cremlino. La guerra l'ho vissuta prima con ansia, poi con tristezza e disgusto».
Disse no all'offerta del Real Madrid. Pentito?
«Rifiutai due volte: la prima avevo un contratto con il Parma, la seconda con il Borussia. Sarebbe stato un incarico di prestigio, ma era tutto preparato per Camacho».
Chi ha preso il testimone del suo Parma?
«Avevamo Asprilla, arrivato povero e umile, poi divenuto meno povero e più fannullone. Gli davo multe, la società lo rimborsava. E io persi di potere su di lui. Prima di far debuttare Gianluigi Buffon, a 16 anni, non dormii due notti. Quel Parma era irripetibile perché ci divertivamo, pur avendo regole e sacrifici. In questo periodo, a parte l'Atalanta, mi sembra difficile una gestione di quel tipo».
Che ne pensa del calcio di oggi?
«Non ci sono dribbling, l'avversario si supera solo col fraseggio. Non vedo grande passione, ogni 6 mesi si cambia maglia».
Mezza Serie A è di proprietà straniere e Parma è tra queste: fattore positivo?
«Ma a Parma hanno grandi obiettivi e la città li merita. In generale, mi sono chiesto perché tanti imprenditori esteri investano in A: se è per amore del calcio o per altri interessi. Non sono riuscito a darmi una risposta».
C'è riconoscenza nel calcio?
«Poca riconoscenza, molto rispetto. Ma qui nella mia tenuta tornano in molti di quel Parma: Di Chiara, Minotti, Apolloni, Galassi, Pizzi. E pullman di tifosi».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.