Carosio e quella bufala lunga 50 anni

A teatro la vera storia del telecronista e della frase razzista mai detta

Carosio e quella bufala lunga 50 anni

Un radiocronista a teatro. Raffigurare su un palcoscenico la storia della voce più famosa della radio può sembrare un po' un paradosso, un'impresa in controtendenza. O meglio in contropiede, trattandosi di personaggio calcistico. E invece ci riesce Massimo De Luca, ex conduttore di Tutto il calcio minuto per minuto e della Domenica Sportiva, ma anche di Pressing sulle reti Mediaset, che per due sere si trasforma in attore per raccontare la grande parabola della vita e della carriera di Nicolò Carosio «il padre di tutti noi radio-telecronisti, l'inventore di questo mestiere».

La passione di De Luca per Carosio, al di là dei riferimenti professionali, nasce in particolare dalla volontà di smontare il giallo dell'etiope che portò di fatto al licenziamento dalla Rai dello storico radiocronista durante il mondiale messicano del '70. De Luca, che aveva già ricostruito la vicenda per scagionare Carosio nel corso di una puntata della Domenica Sportiva, ha pensato di allestire questo spettacolo (che va in scena oggi e domani al Teatro Oscar di Milano) spinto dalle meticolose ricerche di un documentarista Rai, Pino Frisoli, che gli hanno consentito di ricostruire tutta la vicenda. Così è nato questo spettacolo che racconta Carosio dalla prima audizione all'Eiar (la Rai dei tempi del fascismo) del '32 a Italia-Israele dell'11 giugno del 1970.

«Lo spettacolo non è un monologo, con me ci sono due attori professionisti: Paolo Rossini e Patrizia Scianca, che interpreta la moglie di Nicolò con cui ricostruisco la popolarità del marito negli anni Trenta». Il gran finale, invece, è dedicato al giallo dell'etiope: «Come si sa Carosio venne fatto fuori con l'accusa di aver dato del negro al guardalinee etiope Tarekegn, reo di aver annullato un gol a Gigi Riva. Ma non c'è traccia di questa parola, Carosio lo chiama semplicemente etiope, per cui non si vede il motivo della sua sospensione. In realtà, grazie al lavoro di ricerca di Frisoli, scopriamo che tutto il caso viene montato sul dopo partita, sulle interviste in tribuna stampa fatte alla radio da Mario Gismondi, in cui si scopre, riascoltando la registrazione, che Antonio Ghirelli, allora direttore del Corriere dello Sport, fa una battuta dicendo che «potremmo considerarla una vendetta del Negus». Da lì si scatena una serie di strane reazioni...». Una vicenda che diventa quasi un caso di Stato: «Abbiamo trovato racconta De Luca addirittura un intervento di Carmelo Bene che dice che sarebbe ora di finirla di rievocare ancora le vicende del Negus e della guerra d'Etiopia. Carosio, scaricato, si difende in una brillante lettera al Resto del Carlino prendendo in giro il direttore della Rai Bernabei, consigliandolo di non trasmettere nemmeno l'Aida in cui si canta l'etiope alle porte, ma ormai la sua vicenda alla tv è conclusa e le telecronache successive vengono affidate a Martellini».

«Quanto all'etiope Tarekegn conclude De Luca abbiamo notato che prima

di Italia-Israele aveva diretto Israele-Svezia, facendo infuriare gli scandinavi. Abbiamo scoperto che Isarele aveva preparato il mondiale messicano ad Addis Abeba, dove si preparava anche l'etiope bersaglio di Carosio...»

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