Lo psicodramma interista si consuma in una pazza domenica di ottobre riscaldata da venti gradi fuori stagione. Non ce n'era bisogno di questo improvviso ritorno di un caldo quasi estivo, perché la temperatura era già salita alle stelle dopo l'esplosione del caso Icardi. La sua autobiografia, le righe contro la curva, il duro comunicato del tifo nerazzurro avevano fatto intuire che non sarebbe stata una domenica normale. E così è stato. Il cortocircuito interista manda in tilt la squadra, ma soprattutto De Boer che non riparte dopo la sconfitta con la Roma prima della pausa. Se allora le sue scelte non erano state accolte con favore dalla dirigenza, questa volta va anche peggio. E sul futuro dell'allenatore olandese tornano ad addensarsi le nubi perché c'è molto di suo anche in questa sconfitta. L'Inter si è come fermata alla vittoria con la Juve, l'unico successo in casa di questo campionato. San Siro terra di conquista, e se Palermo e Bologna si erano solo prese un punto, il Cagliari fa addirittura bottino pieno, incredibile come il poker dei sardi a Mazzarri due anni fa. A questo punto le batoste da "dilettanti" in Europa non erano solo frutto del turnover e casuali, ma il segnale di alcune fragilità irrisolte.
Il processo di crescita della squadra si è arenato, anzi è franato per colpa anche della vena letteraria di Icardi e delle sue accuse agli ultras che fanno esplodere un ambiente già agitato. Dopo l'estate con il caso Mancini, l'unica cosa che non si doveva togliere alla squadra era proprio la tranquillità. Il prepartita conferma la frattura tra tifo organizzato e capitano già vergata di prima mattina: «Pagliaccio togliti la fascia». Il riassunto degli striscioni accompagnato da una sentenza lasciata dalla curva anche con il Meazza svuotato: «100 gol e 100 trofei non potranno cancellare la m... che sei». Lo psicodramma interista si consuma anche nella spaccatura tra curva nord e il resto dello stadio. Agli insulti degli ultras al capitano, gli altri tifosi rispondono con fischi per coprirli.
In questo clima tutto diventa più difficile. L'Inter prova a fare la partita più con Joao Mario che con Banega, ma il suo dominio è fine a se stesso e la possibile svolta arriva quando Bruno Alves mette le mani in faccia a Icardi in area. Valeri lascia correre, poi con ritardo torna sui propri passi e concede il rigore su consiglio di Rizzoli che lo induce all'errore. Icardi che ha la responsabilità di tutto il polverone, si prende anche quella di tirare dagli undici metri. Maurito sbaglia banalmente. È un macigno sulla sua storia nerazzurra. Segnare non l'avrebbe cambiata, ma avrebbe aiutato se non altro la squadra. E De Boer. La svolta arriva comunque a inizio ripresa: Melchiorri e Sau obbligano agli straordinari Handanovic e Pisacane segna in fuorigioco nella stessa azione, sul capovolgimento di fronte Joao Mario, il migliore, sembra trovare la medicina per lo psicodramma nerazzurro. Sembra. Perché il gol del vantaggio per assurdo, ma non poteva essere diversamente in una folle giornata, intontisce ancora di più l'Inter. Il Cagliari pareggia con Melchiorri libero di fare tutto quello che vuole in area. L'attaccante rossoblu di fatto alla prima stagione in serie A firma anche la vittoria con la complicità di Handanovic che fa autogol. Nel campionato dei numeri 9 Melchiorri si prende San Siro nella domenica nera di Icardi. E di De Boer. Che dopo i pasticci di Roma, si inventa un improbabile 3-3-3-1 nel finale in cui nessuno ci capisce molto e l'olandese perde la partita.
Il cortocircuito di Icardi, il fuori giri di De Boer.
Riecco la pazza Inter. Undicesimo posto in classifica, a dieci punti dalla Juventus. Il caso Icardi, la rabbia degli ultras fischiata dal resto dei tifosi, la società che si è fatta cogliere di sorpresa. La crisi è totale.
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