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Catenaccio batte tiki taka, Napoli all'italiana

Con difesa e contropiede ko Inter, Lazio, Juve e fermato un brutto Barcellona

Catenaccio batte tiki taka, Napoli all'italiana

C'è tiki- taka e tiki-taka. Tanto di cappello a quello plasmato da Guardiola per il suo Barcellona mondiale. Oppure, visto che siamo in tema, a quello del Sarri napoletano, che ha fatto scuola in Italia. Ma quello mandato in scena l'altra sera al San Paolo da Quique Setien è una forzata interpretazione del tema, superflua, addirittura monotona se deve trasformarsi in un perenne palleggio orizzontale, senza verticalizzazioni e veloce circolazione della palla. Il Barcellona a Napoli ha deluso, anzi ha deluso la sua lettura tattica: è andato sotto la doccia con quasi il settanta per cento di possesso palla, ma segnando e tirando una sola volta in porta dopo un macroscopico errore della difesa azzurra. La cosa non è sfuggita a quei criticoni degli spagnoli, che hanno elogiato il risultato e non il Barca, al contrario degli applausi che invece sono piovuti su Gattuso.

E qui va aggiunto che c'è catenaccio e catenaccio. Tatticamente perfetta è stata la prestazione del Napoli, unica chiave di lettura possibile per ingolfare Messi nel suo stesso affollato centrocampo. Schema efficace e con più di una variazione rispetto al tradizionale concetto inventato dai vecchi maestri italiani della panchina, e cioè: contro certe squadre devi giocare in una certa maniera. Con un occhio particolare alla fase difensiva, senza però trascurare quella offensiva e la costruzione del gioco partendo dal portiere: è questa, in sintesi, la rivoluzione grazie alla quale Gattuso sta accompagnando il Napoli fuori dal tunnel. Ringhio è uno pragmatico, per lui due più due fa sempre quattro: ha provato con le vecchie reminiscenze ancelottiane e ci stava rimettendo le penne. Ha fatto scelte radicali e coraggiose e il campo gli sta dando ragione. Non aggredisce in alto i portatori di palla, ha rinforzato il centrocampo con il filtro Demme, ha restituito agli interpreti il giusto ruolo e contro le big bada prima a non prenderle: si può dargli torto dopo aver battuto Juventus, Inter e Lazio e fatto tremare il Barcellona? O meglio ancora, dopo aver ricompattato uno spogliatoio allo sbando? Provate a chiederlo Insigne o a Mertens: Ciro (trauma alla caviglia, salterà il Torino) è il simbolo della rivoluzione di Ringhio.

Rigenerato in campo e fuori, tanto che ora si avvicina il clamoroso rinnovo di contratto.

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