La centrifuga Inter torna a girare all'impazzata. Basta una crisi di risultati, per rimettere in discussione tutto. E quando gira male, gira proprio male. Non è mai stata dimostrata fino in fondo, ma quando la testa non è libera, ne risente il fisico. Prendete Mauro Icardi. Lunedì sera verga un messaggio social criptico: «Poter dire addio è crescere». Bufera mediatica, le voci sul Real Madrid che diventano realistiche e trentasei ore dopo, cioè ieri, si fa male in allenamento: elongazione alla coscia destra, niente Crotone. Non solo: sempre ieri l'attaccante argentino su Instagram ha smesso di seguire Wanda Nara. Alimentando così anche le voci di un rapporto con la moglie che attraversa un momento difficile.
Chi ama i «retropensieri» potrebbe anche ipotizzare un infortunio «strano» perché Mauro è in fibrillazione: dallo sfogo sugli allenamenti poco impegnati dei compagni al suo futuro. Per la prima volta le strade di Icardi e dell'Inter possono separarsi davvero. Il club prenderebbe in considerazione la cessione, anche se di fronte al pagamento della clausola da 110 milioni di euro, potrebbe solo prenderne atto.
Sono le prospettive a indurre il capitano a riflettere sulla possibilità di cambiare aria. Perché da Suning i segnali non vanno certo nella direzione degli investimenti. E i tifosi l'hanno capito. Lo conferma la rabbia vomitata sul profilo Instagram di Steven Zhang, il figlio del patron di Suning. E dopo i messaggi più o meno diplomatici (vedi lo sfogo post Fiorentina) di Luciano Spalletti, deluso, dopo le promesse non mantenute l'estate scorsa e il mercato invernale, anche il capitano nutrirebbe dubbi sulla possibilità di un'Inter sempre più competitiva. Suning deve uscire allo scoperto, far vedere le carte, o quantomeno spiegare le intenzioni. Se provi a vendere Pinamonti al Sassuolo per 5 milioni più bonus (ma il giocatore ha rifiutato) e non dai il via libera al prestito oneroso di Javier Pastore per sette milioni al Psg, qualche domanda sorge spontanea. Che ci sia qualcosa che non torna è evidente. Al netto del governo cinese e del financial fair play, non sembra proprio che «Inter is coming», come recita il mantra. L'ultimo giorno di mercato dice tutto: dalla Cina hanno ribadito mercato autofinanziato e così l'agente di Pastore torna a Parigi mentre Brozovic (che Icardi non segue su Instragram...) non va al Siviglia.
Non solo l'Inter, è il mercato italiano (niente Politano per il Napoli) a non fare scintille.
Per quelle c'è l'Inghilterra: Aubameyang va all'Arsenal per 65 milioni, Giroud al Chelsea per venti, mentre prima si erano scatenati i due Manchester: il City con Laporte, altro difensore da 65 milioni dopo Van Dijk (a 75); l'United con Sanchez (40 milioni). Senza dimenticare Coutinho al Barça per 160 milioni. Basta poco per capire dove girano i soldi.
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