La Champions league è tutta inglese, ma alla fine vincono i tedeschi, come direbbe Gary Lineker. La strategia di Tuchel, il fiuto di Havertz, il fisico di Rudiger firmano il secondo trionfo del Chelsea nell'Europa che conta e mandano ancora una volta a casa con le mani vuote il Manchester City. Tra nababbi russi e arabi, la spunta Abramovich che incassa gli interessi del cambio Lampard-Tuchel sulla panchina dei blues nel gennaio scorso, e vede la sua squadra arrivare in fondo alla coppa dopo essere approdata agli ottavi da outsider.
Da Lisbona '20 a Oporto '21, dalla finale dell'angoscia a quella della speranza, dal vuoto pneumatico dello stadio da Luz di un anno fa ai 16.500 del Dragao di ieri sera, che facevano sembrare quasi una partita normale l'ultimo atto di Champions tutto british tra Chelsea e Manchester City. Blues e Citizens fanno vedere un buon calcio, cancellando subito le ipotesi di una finale bloccata, come capita spesso. Merito dei celesti di Manchester che cercano di imporre la loro personalità, ma soprattutto del Chelsea tedesco, essenziale, tenuto sulle spine da Tuchel, allenatore ieratico, quasi spiritato, terzo tedesco di fila a vincere la Champions dopo Klopp e Flick. Un Chelsea che continua ad essere la bestia nera di Guardiola con tre vittorie sui celesti nell'ultimo mese e mezzo.
Il City prova a imporre possesso e giocate, ma il suo attacco è sterile, in tutto il primo tempo si annota solo un salvataggio provvidenziale di Rudiger su Foden. Dall'altra parte invece il Chelsea sfrutta le troppe distrazioni difensive dei Guardiola boys e se il tedescone Werner spreca due occasioni, ci pensa il tedeschino Havertz a colpire Ederson in uscita grazie a uno spaventoso buco.
È il gol che stordisce il Manchester, anche se il vero colpo basso arriva al quarto d'ora della ripresa quando un altro tedesco, Rudiger, sacrifica il suo testone in un fallo di ostruzione e mette ko De Bruyne: la grande anima dei Citizens, è costretto a ritirarsi suonato come un pugile. La sua uscita bilancia la perdita di Thiago Silva sull'altro fronte, e il nuovo entrato Gabriel Jesus non cambia il destino del City.
Anzi, il Chelsea sfiora il raddoppio con un altro contropiede concluso da Pulisic fuori di poco. La coppa prende la strada di Londra e chissà se Guardiola si chiederà perché tutti giocano con un centravanti vero e lui no? Se poi giochi una finale e non fai un tiro in porta Sarà per la prossima lezione.
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