Charles-Seb, così non va. E ora la Ferrari teme un 2020 da Far West

Binotto: «Adesso daremo un segnale forte» Ma serve anche un intervento di Elkann

Charles-Seb, così non va. E ora la Ferrari teme un 2020 da Far West

Pasticciaccio Rosso. L'autoscontro Ferrari infiamma un Gran Premio del Brasile che stava tranquillamente preparando la grande festa di Max Verstappen e di tutta la Red Bull (ma poi è arrivato l'autoscontro di Hamilton). Vettel e Leclerc stavano lottando per la quarta posizione in gara, il terzo posto in campionato, non per la vittoria. Avevano gomme fresche, non avevano ordini di scuderia. Sono finiti fuori tra gomme scoppiate, scintille, parolacce in mondovisione oscurate dai vip della regia. «Che diavolo ha fatto!» Prima lo dice Vettel, poi lo urla Leclerc. Il resto sono parole censurate, come l'espressione di Mattia Binotto che non riesce a scacciare le nuvole all'orizzonte.

La formula dei due galli nel pollaio Ferrari deflagra clamorosamente alla penultima gara di una stagione dove in palio c'era al massimo la supremazia interna. Figuratevi che cosa potrebbe succedere il giorno in cui la Ferrari potrà lottare per il campionato del Mondo. Il danno oggi è lieve, costa un quarto e un quinto posto, ma è enorme in prospettiva. La coppia Ferrari che futuro ha? Vettel e Leclerc potranno continuare a correre spalla a spalla con in mente il bene supremo della Scuderia? Toccherà a Mattia Binotto, fin qui bravissimo a tenere calmi i suoi ragazzacci dopo le scintille di Monza, riportare la pace. Ci riuscirà? Oggi è impossibile dirlo. Certo Binotto, che a caldo ha già avvisato i due, «erano liberi di giocarsela ma così proprio non va, daremo un segnale forte...», non dovrebbe essere lasciato solo: servirebbe un intervento duro di chi la Ferrari la possiede.

Ma la domanda è soprattutto una: di chi è stata la colpa? Vettel era quarto, si era fatto sorprendere come un pivello da Albon alla ripartenza dopo la Safety Car (per il ritiro di Bottas con il motore in fumo) e aveva gomme meno fresche, Leclerc (che non scordiamo partiva 14°) lo ha pressato e lo ha passato, ma il duello non è finito, è proseguito ruota a ruota con Seb che ha corretto con lo sterzo la traiettoria verso Leclerc. Non per colpirlo. Solo per far capire che era ancora lì. Impatto. Saltano due gomme. Saltano i nervi. Salta la pace che resistere artificialmente. Ritornano in mente gli autoscontri tra Prost e Mansell negli anni Novanta, la lite definitiva tra Pironi e Villeneuve negli anni Ottanta, il duello senza feriti però tra Lauda e Regazzoni negli anni Settanta, anche il botto più recente tra Raikkonen e ancora Vettel, a Singapore, nel 2017. La storia è piena di litigi Rossi. Ma questo forse li supera tutti per il quadro che ci lascia intravvedere all'orizzonte. Leclerc non dà la colpa a Vettel ed è sicuro che una cosa così non capiterà più: «Siamo maturi per sapere che il nostro rapporto non ne risentirà». Vettel non si prende nessuna responsabilità: «Pensavo di essere passato stavo andando dritto in rettilineo». La colpa è di tutti e due. Tanta foga tra compagni non va bene. Troppo testosterone in pista. Sembrava che ognuno volesse dimostrare all'altro di essere il migliore. Risultato? Figuraccia Ferrari. No ragazzi, così non va.

Sul podio con Verstappen sono saliti Gasly (grande giorno per la Toro Rosso) e Hamilton poi retrocesso di 5'' (7°) per

aver sbattuto fuori Albon mentre inseguiva il 2° posto. Festa per Sainz partito ultimo e quindi incredibilmente a podio. A punti anche le due Alfa. Peccato non sia proprio il giorno giusto visto il patatrac Rosso Ferrari.

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