Il Chelsea prigioniero di Paperone Mourinho

I blues fanno acqua su tutti i fronti, ma licenziarlo costerebbe ad Abramovich 50 milio

Il Chelsea prigioniero di Paperone Mourinho

Roman Abramovich ha cinquanta milioni di motivi per non licenziare Josè Mourinho: innanzitutto sarebbe costretto a pagare una penale di cinquanta milioni di euro, dunque tralascerei gli altri quarantanovemilanovecentonovantanove milioni di motivi. Il russo è stanco di tirare fuori soldi per i suoi amori pazzeschi: già il divorzio dalla seconda moglie, Irina Malandina, gli è costato circa duecentodieci milioni di euro, più case e possedimenti vari, poi il ritmo di vita della sua nuova signora (la terza), Dasha Zhukova, è roba da zarina di tutte le Russie.

E pensare che per comprare il Chelsea, soltanto tredici anni fa, Roman Abramovich spese due lire, nel senso che 82 milioni di euro erano davvero pochi anche se, in seguito, il valore del club si è moltiplicato in qualunque mercato mondiale.

Altri due licenziamenti, quello di Scolari e l'altro di Villas Boas, sono costati rispettivamente 17 e 15 milioni di euro ma stavolta l'affare è grosso. Josè Mourinho, protetto dal miglior procuratore della terra, il compatriota Jorge Mendes, al momento della firma con la società londinese, si era portato avanti con il lavoro: 12 milioni di euro, netti, all'anno e 50 in caso di rottura unilaterale del contratto. Roba buona e grossa, dunque, non sempre giustificata e giustificabile, il Chelsea è stato sbattuto fuori dalla coppa d'Inghilterra, ai rigori, dallo Stoke City di Mark Hughes che nella classifica della Premier ha 1 punto in più di Mourihno, trattasi comunque di bassifondi. Il prossimo impegno di campionato prevede la sfida con il Liverpool che non sta benissimo neanche con l'arrivo di Klopp, poi c'è la Champions, torneo nel quale il Chelsea è al terzo posto del gironcino ma tutto questo non passa nemmeno per la testa di quello speciale di Mou il quale, ieri, si è goduto, con la famiglia, la giusta giornata di vacanza e oggi si rimetterà al lavoro garantendo sulla fedeltà dello spogliatoio, così smentendo le voci di cortile che riferiscono di un gruppo spaccato.

Il potere logora chi non ce l'ha, diceva Andreotti, e in questo caso Mourinho non ha più lo stesso dominio di sempre: litiga con i tifosi, con i giornalisti, con gli arbitri ma c'è da dire, per rispetto dell'uomo, che sta attraversando un periodo difficile legato alle condizioni di salute di suo padre.

Sta di fatto che Roman Abramovich ha la calcolatrice fuori uso e i conti non tornano. Metà dei tifosi del Chelsea chiede l'esonero dell'allenatore, l'altra metà esige la conferma. Mourinho è blindato, fa quello che vuole, di certo non presenta le dimissioni, aspetta che qualcuno gli chieda di mettersi da parte, cosa che mai è accaduta finora. Quando lasciò il Chelsea, l'ultima volta, fu lui a prendere la decisione, dopo un pareggio di coppa, comunicando l'addio con un sms.

Abbandonò Abramovich per andare a vincere con Moratti, poi venne Perez con il Real Madrid, dunque non si è fatto mai mancare nulla, anzi portando a casa il dovuto e di più del medesimo, con i complimenti dei direttori di banca.

Non è certo per questo che "portoghesi" sono quelli che non pagano.

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