Poco più di un anno fa, mentre stava inseguendo la presidenza della Fifa, Michel Platini fu disarcionato: a tradire l'ex numero dieci della Juve fu un pagamento di 2 milioni di franchi svizzeri (circa 1,8 milioni di euro) risalente al 2011 e riferito a presunti lavori svolti tra il 1999 e il 2002: secondo l'accusa, invece, quei soldi gli furono versati da Joseph Blatter, ex monarca del calcio mondiale, come ricompensa per aver sostenuto la sua quarta candidatura.
Alla fine del 2015 la commissione etica della Fifa inflisse 90 giorni di sospensione ad entrambi dopodiché, il 21 dicembre, arrivarono le squalifiche. «Le Roi» fu sospeso per 8 anni, che poi furono ridotti a 6 in appello e successivamente a 4 dal Tas, ma resta il fatto che Platini il 7 gennaio 2016 fu costretto a ritirare la sua candidatura a presidente della Fifa e che fino a ottobre 2019 dovrà restare lontano da qualsiasi attività legata al calcio.
Nel frattempo sul trono della federazione mondiale è salito l'ex segretario generale della Uefa Gianni Infantino, braccio destro di Platini ai tempi della sua presidenza ed eletto al posto del dimissionario Blatter il 26 febbraio 2016. Grande scalpore, quindi, ha destato ieri la pubblicazione di una maxi-inchiesta del quotidiano francese Le Monde, che dopo aver sondato per sette mesi circa sessanta fonti, alcune delle quali hanno accettato di parlare solo a condizione di restare anonime, è arrivata alla conclusione che Platini sarebbe stato vittima di un complotto. E siccome si fa riferimento anche a una presunta «talpa» interna alla Fifa, i sospetti arrivano a sfiorare anche lo stesso Infantino.
Ma andiamo per ordine. Interpellato da Le Monde tre mesi fa, a dicembre, Joseph Blatter si è detto d'accordo sulla teoria del complotto e ha puntato l'indice sugli Stati Uniti. Il motivo? L'assegnazione dei Mondiali del 2022 al Qatar e non agli americani, come invece Platini aveva promesso. Secondo Blatter fu Sarkozy a fare pressione su Michel, in un pranzo all'Eliseo datato 23 novembre 2010 a cui era presente anche l'emiro Tamim al Thani; il mese successivo Platini votò per il Qatar.
Blatter critica l'influenza degli americani sulla Fifa dopo il colpo basso dell'indagine Fbi che il 27 maggio 2015 portò all'arresto di sette dirigenti, e sostiene che sarebbero arrivati a mettere le mani sui documenti utili a incastrare «Le Roi» grazie allo stretto rapporto tra lo studio di avvocati californiani Quinn Emmanuel e il direttore legale della Fifa Marco Villiger: quest'ultimo era il coordinatore delle attività della commissione etica in merito al caso Platini.
Gli americani dal canto loro negano e sostengono di aver messo la Fifa nel mirino solo perché ha violato le loro leggi in materia di corruzione, riciclaggio e frode. E allora l'alternativa non può che essere una: fu proprio Blatter a cercare di far fuori Platini che voleva fargli le scarpe. Le Monde sostiene che già ad agosto 2013 Platini fu avvisato del rischio legato al famoso pagamento: lui minimizzò dicendo che si trattava di una storia vecchia, ma il mese dopo un fedelissimo di Blatter avrebbe rivelato al quotidiano transalpino che Michel sarebbe stato sottoposto a una «tortura cinese».
Le Monde afferma che la ricevuta del bonifico fatto a Platini è stata trovata durante la perquisizione dell'ufficio di Blatter, ma individuarla tra i 18 terabytes di documenti sarebbe stato, per gli inquirenti, come trovare un ago in un pagliaio. A meno di non ricevere l'imbeccata giusta. Nel 2016 il canale sportivo Espn ha parlato dell'incontro tra un emissario di Blatter e un magistrato svizzero in un parco di Zurigo. Di chi si trattava? Forse del segretario generale della Fifa Jerome Valcke, da sempre nemico di Platini, ma il diretto interessato nega. Oppure del direttore delle finanze Markus Kattner, che si trincera dietro un «no comment». Blatter dà la colpa a una banca, ma la procura elvetica lo smentisce.
Si torna allora a Villiger: Le Monde fa maliziosamente notare come quest'ultimo sia sopravvissuto alla bufera e come, anzi, sia stato promosso da Infantino a segretario generale.
Neanche il nuovo presidente della Fifa ha voluto commentare, ma resta il fatto che - secondo i giornalisti francesi - da quando l'avvocato italo-svizzero è a capo della federazione internazionale Michel Platini non gli rivolge più la parola...
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