Brasile 2014

Lo chiamano Van Geniaal, inventa il calcio usa e getta

Il ct olandese ha tenuto fede alla fama di innovatore col portiere pararigori «Avevo avvisato Krul, ma non doveva dirlo...». E quante altre intuizioni

 Tim Krul, portierone del Newcastle (un armadio alto quasi due metri) riceve i complimenti di Louis van Gall
Tim Krul, portierone del Newcastle (un armadio alto quasi due metri) riceve i complimenti di Louis van Gall

In cinque stagioni di Premier League, con il Newcastle, Tim Krul ha parato 2 rigori su 20. Non esattamente una media da penalty-killer, o comunque non tale da giustificare un cambio all'ultimo minuto del secondo tempo supplementare, giusto in tempo per i tiri dagli undici metri. Van Gaal però lo ha fatto, e la mossa gli è valsa la qualificazione alle semifinali. Van Geniaal, come ormai da qualche settimana lo ha soprannominato la stampa olandese, non si è smentito nemmeno questa volta, pescando nuovamente dalla panchina il jolly che ha deciso la partita. Ma un avvicendamento tra portieri in prossimità dei rigori non si era mai visto nella storia dei Mondiali, e c'è da scommettere che, in futuro, questa mossa vanterà numerosi tentativi di imitazioni.

Non che Krul sia il cocco di Van Gaal, anzi: dopo un anno e mezzo da titolare è stato giubilato a favore di Cillessen in vista dei Mondiali. Un Cillessen che, fino allo scorso settembre, non era titolare nemmeno nell'Ajax. Poi un crescendo impressionante, confermato anche al Mondiale, dove finora ha incassato solo 3 reti, 2 delle quali su rigore. Proprio questo è il tasto dolente del portierino: in carriera non ne ha mai parato uno. Ecco spiegata la scelta di Van Gaal a favore di Krul. «Se andiamo ai rigori, entri tu», gli aveva detto il ct già prima dell'ottavo di finale contro il Messico, «Oltretutto sei anche più alto. Cillessen però non deve sapere niente». Bocca chiusa, riflessi felini e primo successo olandese ai rigori in una coppa del mondo. Ma dalla semifinale, a detta di Van Gaal, si ripartirà da Cillessen.

Robben a parte, la vera forza di questa Olanda siede in panchina. In Brasile, quattro partite su cinque sono state decise da giocatori subentrati: Memphis Depay contro l'Australia, Leroy Fer contro il Cile (con rete del 2-0 ancora del "panchinaro" Depay), Klaas-Jan Huntelaar contro il Messico (assist e rigore decisivo per il 2-1 finale) e il già citato Krul. A ben vedere, però, anche il pirotecnico 5-1 all'esordio contro la Spagna deve molto alla panchina. In quel caso il cambio non ha riguardato un giocatore ma un modulo, con il passaggio in pianta stabile a una difesa a cinque che Van Gaal ha iniziato a sperimentare solo un mese prima dell'inizio del Mondiale. Il 5-3-2, poi confermato nel torneo, ha significato cambio di ruolo per molti giocatori: Dirk Kuijt, attaccante da 188 reti in carriera, si è trovato a fare il terzino/esterno basso; Georginio Wijnaldum, un numero 10, è diventato un mediano; Wesley Sneijder, riportato a fare l'interno come agli inizi nell'Ajax, è tornato ragazzino, arrivando a percorrere in media 10 chilometri a partita; Ron Vlaar, mediocre centrale dell'Aston Villa lanciato nel professionismo anni fa proprio dal ct (nell'Az), si è trasformato in un libero con i fiocchi.

Le intuizioni non sono mai mancate nella carriera di Van Gaal, spesso erroneamente descritto come allenatore rigido e tatticamente poco malleabile. Ma dal 4-3-3 degli anni d'oro, con Ajax e (a sprazzi) Barcellona, è passato al 4-5-1 tutto difesa e contropiede che gli è valso il titolo olandese con l'Az Alkmaar. Senza dimenticare il 4-4-2 puro che condusse il Bayern Monaco pre-Guardiola alla migliore stagione (campionato, coppa e finale di Champions) del decennio. «Un allenatore deve essere innovativo», ha replicato Van Gaal alle critiche della stampa nel pre-Mondiale.

Innovativo, anche a costo di schierare cinque difensori nella patria del calcio totale.

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