Chiamatelo vittoria: eroe per caso e per voglia matta

Due anni fa si chiedeva perché la Juve non lo cercava. Poi Agnelli... Oggi c'è lui davanti agli altri: simbolo scudetto come nessuno mai

Chiamatelo vittoria: eroe per caso e per voglia matta

Quando Enrico Bendoni lo portò alla firma davanti a Boniperti nessuno poteva immaginare. Immaginare che ventidue anni dopo quel leccese, scontroso e tenace, sarebbe diventato il protagonista della rinascita dopo l'inferno. Quando, al termine della partita di ieri con il Palermo, Antonio Conte ha preso per mano la figlia, che indossava la maglietta bianconera con la scritta Vittoria, che è semplicemente il nome di battesimo, qualcuno deve aver ricordato che Giampiero Boniperti, tra mille superstizioni, cercava, per il ritiro della squadra, un hotel che avesse una V sulle vetrate, fosse il Vesuvio di Napoli, il Victor, comunque la V di Vittoria, un chiodo fisso di Boniperti. Un chiodo fisso per Antonio Conte, quattro campionati vinti in cinque anni (a Bergamo si ritirò dopo tre mesi, per discordie, diciamo così, interne), due consecutivi a Torino, con una Juventus a pezzi, lacerata da una dirigenza senza alcuna perizia calcistica, affondata nei debiti e in una classifica non degna, due settimi posti e la paura di trascinarsi le miserie e le ingiustizie di calciopoli.

Antonio Conte si ritrova eroe per caso e per voglia matta. Due anni fa la Juventus aveva preso contatti con Villas Boas, affascinata dai metodi di lavoro del portoghese. Il capriccio restò tale, dopo un'opinione dettagliata di chi aveva visto in azione a Londra il portoghese. Oltre a Villas Boas i dirigenti bianconeri pensavano a Benitez e a Mazzarri. Antonio Conte leggeva notizie, ascoltava le voci e si domandava perché mai nessuno pensasse a lui, ex juventino, ex capitano, ex idolo della curva, comunque con un curriculum prezioso di allenatore, con Bari, Siena, Arezzo. Roba piccola per alcuni docenti bianconeri, poi il caso, diciamo così per non dire altro, volle che Andrea Agnelli entrasse in contatto con il salentino. Il resto è quello che tutti hanno potuto vedere e scrivere in queste due stagioni, con dieci partite perse su ottantasei giocate, allestendo un gruppo prima e disegnando una squadra dopo, con alcune soluzioni tattiche inedite e non comprese dalla maggioranza dei critici. Mai, prima di oggi, la Juventus lega la vittoria dello scudetto e tutta la sua stagione al cognome dell'allenatore, non era capitato con Capello, con Trapattoni, con Vycpalek, con Lippi, con Heriberto Herrera, per citare uomini vincenti. Ma i loro successi finivano all'ombra o dei grandi calciatori a disposizione, da Sivori, a Charles, da Platini a Zidane, da Baggio a Ibrahimovic, o di Gianni e Umberto Agnelli o di Giampiero Boniperti.
Stavolta no, c'è Conte e poi c'è il resto, c'è la squadra, uno per tutti e tutti per uno, c'è la società, Andrea Agnelli e, diventa duro dirlo ma le cose stanno così, un gruppo di dipendenti e collaboratori importanti ma non della stessa cifra del presidente e di alcuni uomini del passato prossimo e remoto. Comunque dirigenti volenterosi e capaci di reggere ritmi e tensioni alle quali non erano certo abituati.

Antonio Conte ha scritto un libro, con la collaborazione del collega Di Rosa, dal titolo "Testa, cuore, gambe". Sembra, alle prime, la segnaletica dei reparti di un ospedale. Sono i dati caratteristici del leccese, intelligenza, coraggio e tenacia fisica. In verità c'è anche altro, il puntiglio, la bizzarria caratteriale, tipica delle gente della sua terra, la consapevolezza di vivere in un club abituato a vincere e che aveva smarrito questa virtù e, insieme, il gusto di essere competitivo, appiattendosi in un ruolo impiegatizio.
Conte oggi ha un obiettivo serio: il matrimonio con Elisabetta Muscarello. Di solito è l'inizio di una nuova vita.

Lo deve essere anche per la Juve, se la proprietà batterà un colpo, ringraziando pubblicamente Andrea Agnelli e Antonio Conte per aver risollevato il nome di una ditta sull'orlo del fallimento. Si attendono le voci di John Jacob Elkann e di Sergio Marchionne. La Juventus è la vincente del gruppo ed è parte grande della sua storia. Poi viene la Ferrari.

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