Lo chiamavano Maciste, ma era una... figurina. Addio a Bolchi il primo calciatore "celomanca"

Un fotografo della neonata Panini lo immortalò: il suo viso inaugurò l'epoca delle raccolte. Fu capitano dell'Inter di Herrera e allenatore recordman di promozioni

Lo chiamavano Maciste, ma era una... figurina. Addio a Bolchi il primo calciatore "celomanca"

A San Siro con l'Atalanta finisce 6-0, è il 27 agosto 1961, si gioca la domenica pomeriggio alle 15, c'è un bel sole, Bruno Bolchi si cambia in fretta e furia, a casa lo aspettano, abita in città, mezz'ora, neanche, fa la borsa e esce. Sta per diventare eterno.

Signor Bolchi?

Sì,buongiorno, mi dica.

Mi scusi, ha qualche minuto per me devo farle un primo piano. Mi manda il commendator Umberto.

A me? E chi è il commendator Umberto?

Panini, Umberto Panini, mi ha chiesto di farle una bella foto.

Ah, ma ci sono Suarez, Corso, Hitchens, proprio a me?

Guardi non solo un minuto, ecco non si metta contro sole... magari meno serio. Grazie.

Fatto.

Arriva a casa, racconta la storia del fotografo e gli chiedono perché proprio a lui e solo a lui. Non lo sa, non ha neanche chiesto un telefono, ci penserà domani. E lunedì chiama: Pronto, buongiorno, sono Bruno Bolchi, ieri mi hanno fatto una fotografia e non mi hanno spiegato il motivo, mi hanno detto che lo ha chiesto il signor Umberto.

Glielo passo, è in ufficio.

Pronto, signor Bolchi? Buongiorno, sono Umberto Panini, la foto? Guardi mi è venuta un'idea, poi le spiego. Perché lei? Mah, lei è il capitano dell'Inter, ho bisogno di un calciatore importante,una bella faccia, da duro, sono tutti mingherlini e fragili, lei è un omone di un metro e novanta, adesso mi daranno la foto, sono sicuro che andrà benissimo. Grazie ancora.

Si, vabbè, ma la foto dove la mette? Sull'album della raccolta delle figurine dei calciatori? E che novità è questa? E poi era in borghese, neanche con la maglia dell'Inter con la fascia al braccio. Adesso li richiama.

Gli rispondono di non preoccuparsi, è solo un esperimento, la foto è in bianco e nero ma uno specialista prende il negativo, lo colora e gli mette addosso anche una bella maglia nerazzurra. No, la fascia non si vedrà.

Umberto Panini è un po' il genio dei quattro fratelli, ha in mente l'album. Prima per mischiare le figurine si mettevano in quattro in mezzo al cortile e con la pala le rigiravano come fossero malta, poi lui ha inventato la Filmatic, la macchina che le imbusta, un genio. Adesso il Bruno vuole vedere la sua foto, niente da fare, per averla deve comprare le bustine, e la sua è introvabile. Anche questa. Anni dopo, quando la raccolta delle figurine è ormai il pane quotidiano, lui la racconta: È così che ho scoperto che la mia era la prima per un album che sarebbe stato stampato qualche mese dopo. Compravo le bustine ma non la trovavo mai, avevo 21 anni. Sono stato croce e delizia di tantissimi collezionisti? Sì, sinceramente anche della mia collezione, visto che quella figurina non ce l'ho mai avuta. Poi però l'ho messa come foto profilo su whatsapp.

La leggenda racconta che lo chiamavano Maciste già quando giocava nella De Martino, erano gli anni del dopoguerra e la fame aveva lasciato il segno, tutti asciutti tranne lui. In realtà Maciste lo ha chiamato Gianni Brera che usava farlo per i fuoriclasse, lui era un centrocampista di fatica, non andava in prima pagina: Sono stato Maciste per tutta la vita, in un centrocampo di grandi campioni dovevo correre un po' per tutti.

Era entrato in prima squadra a 18 anni quando c'era Helenio Herrera che un bel giorno decide la sua cessione: C'era stato un piccolo screzio ma il Mago era fatto così e quando andava da Moratti a dire che un giocatore non gli serviva più, il presidente gli diceva sempre sì e gliene comprava tre al suo posto.

Ha girato in più di venti squadre, ovunque lo zoccolo duro dello spogliatoio a pregarlo di restare. Re delle promozioni, Bari, Cesena, Lecce e Reggina: Il calcio è come la gonna.

Viene la moda di portarla lunga, poi torna in auge sopra il ginocchio. In fondo si tratta di mettere un giocatore un po' più avanti o un po' più indietro, come una gonna.

Quella fascia bianca che nella figurina neanche si vede adesso è nera al braccio di tutti.

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