Se quello che abbiamo visto ieri sulle strade di Francia fosse successo su quelle del Giro, apriti cielo. Sento già i commenti e vedo già le interpellanze parlamentari.
Mauro Vegni numero uno della corsa più importante del Belpaese e seconda solo proprio alla Grande Boucle, sarebbe già stato portato in piazzale Loreto almeno per un Giro planetario di pubblica vergogna.
Se quello che abbiamo visto ieri, dopo soli 29 chilometri di corsa, alla periferia di Carcassonne, fosse successo sulle strade di casa nostra, i francesi in primis e il mondo in genere sogghignerebbero soddisfatti: ma c'è poco da essere garruli: la situazione è delicata. E i cugini, se non corrono ai ripari rischiano seriamente di rimanere schiacciati sotto la loro grandezza.
È una manifestazione pazzesca, il Tour. Una cittadella che porta in giro ogni giorno 5mila persone e ne attrae sulle strade mediamente più di ottocentomila. È una bomba che va gestita e l'Aso, l'ente che organizza la Grande Boucle, ha tutto per rispondere alle varie esigenze.
A differenza della RCS Sport, che il Giro lo organizza in assoluta autonomia, creando relazioni e contatti con la Polstrada e le varie Prefetture, in Francia l'Amaury Sport Organisation può beneficiare di un appoggio incondizionato di un Paese, del Governo. Per questo, quando succedono fatti come quelli di ieri, la débâcle non è attribuibile solo all'organizzazione ASO -, ma ad un intero Paese: alla Francia.PAS
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